Marco Pannella, Adele Faccio, Emma Bonino (foto LaPresse)

Modernizzatori con pochi voti

Massimo Bordin

Liberali, repubblicani e radicali furono i partiti meno ideologici e più laici sulla scena politica italiana del Dopoguerra

Scarsi nei voti ma vincitori nell’essere comunque riusciti a modernizzare il paese. Luigi Einaudi, Ugo La Malfa e Marco Pannella sono le tre figure che Paolo Mieli estrapola dal libro appena pubblicato per Laterza dallo storico Paolo Soddu sulle figure politiche della Repubblica. Liberali, repubblicani e radicali furono i partiti meno ideologici e più laici e “modernizzatori” sulla scena politica italiana del Dopoguerra. Non riuscirono mai però a essere alternativa politica vincente ai due colossi clericale e comunista. Tranne forse in un caso: l’unica elezione in cui la Dc finì in minoranza, il referendum sul divorzio del 1974. Pannella però nelle sue ultime riflessioni metteva fra parentesi il dato, enorme ed evidente, della sconfitta della Dc e sosteneva che a perdere politicamente quel referendum fu soprattutto il Pci, costretto a votare dopo aver cercato in tutti i modi di evitarlo. L’alternativa così diventava per i radicali necessaria non solo rispetto agli sconfitti ma anche a taluni, e assai ingombranti, vincitori. Discorso più complicato dello slogan “Uniti sì, ma contro la Dc” che allora rimbombava nelle piazze senza però più concretizzarsi nelle urne. Soddu forse nel suo libro trova le parole giuste per spiegare la particolarità del concetto di alternativa in Pannella e Mieli, opportunamente, le cita: “I radicali sposarono l’alternativa, sebbene non in versione finalistica”, dunque con un metodo “occidentale” e moderno, tutt’altro che impolitico. Metodo ancora da conquistare, verrebbe da dire.

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