Gustavo Zagrebelsky (foto LaPresse)

Il "referendum informale" di Zagrebelsky

Massimo Bordin

Una cosa “tipo” il referendum, magari sul sacro blog dei 5 stelle, certificato dalla Casaleggio e associati

L’onorevole Manlio Di Stefano ieri ha tenuto a puntualizzare la proposta del M5s a proposito della permanenza dell’Italia nella Nato. Assai piccato, il portavoce pentastellato assicura di conoscere a menadito l’articolo della Costituzione che non consente i referendum sui trattati internazionali e chiede a quelli che chiama “i soliti sapientoni” cosa c’entri con la sua proposta, che consiste nel “chiedere un parere agli italiani, attraverso una consultazione, sulla volontà o meno di aderire alla Nato secondo i termini attuali”. All’incolto una procedura del genere potrebbe sembrare appunto un referendum, ma non è così. Sempre ieri è stata introdotta, dal sapientissimo presidente emerito Gustavo Zagrebelsky, una nuova tipologia: il “referendum informale”. Nemmeno consultivo, Zagrebelsky conosce bene l’uso delle parole. Informale. Non proprio un referendum con le schede, i certificati elettorali, i seggi, eccetera. Una cosa “tipo” il referendum, magari sul sacro blog dei 5 stelle, certificato dalla Casaleggio e associati. E’ sicuramente quello che pensa Di Stefano che aggiunge “il resto lo faremo noi al governo”, dimenticandosi del parlamento o forse ritenendolo inutile, e concludendo “E’ solo questione di tempo…”. Se succederà, nessuno potrà sostenere che non glielo avessero detto prima.

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