Dopo Cecil Rhodes, il pol. corr. di Oxford prende di mira lo schiavista Gladstone

Antonio Gurrado

Gli studenti dell'università si oppongono all'idea di intitolare un edificio all'ex primo ministro. La loro polemica sembra già essere caduta nel nulla, ma ecco qualche "consiglio per rivitalizzarla"

La storia, lo sappiamo, si ripete sempre due volte: come tragedia al centro e come farsa in periferia. Ricorderete che lo scorso anno gli studenti di Oxford avevano firmato un appello per la rimozione da un edificio universitario della statua di Cecil Rhodes, illustre colonialista ottocentesco. Dopo un drammatico dibattito sul fardello dell’uomo bianco, la statua era rimasta lì, indifferente alle diatribe della correttezza politica. Ora gli studenti di Liverpool propongono di ribattezzare una brutta residenza universitaria a sud della città, intitolata simultaneamente a due illustri concittadini: William Roscoe e William Ewart Gladstone. Niente da eccepire sul primo, poeta e storico dalla vaga allure progressista. Il problema è Gladstone, primo ministro a più riprese nella seconda metà dell’Ottocento: un leader studentesco ha dichiarato di non poter accettare che, in una comunità multietnica e proletaria, una targa ricordi il figlio di uno schiavista, egli stesso non del tutto favorevole all’abolizionismo. Naturalmente, una sparata del genere è la scorciatoia più comoda perché uno studente veda il proprio nome finire sui giornali, quindi ci sarà da aspettarsene di sempre più anacronistiche e astruse.

   

Fatto sta che il dibattito è stato meno drammatico del precedente, e fra qualche sbadiglio sta tramontando nel nulla che merita. Per renderlo più vivace, si potrebbe fomentare gli universitari abbracciandone le ragioni su tutta la linea: non solo bisogna raschiare via il nome di Gladstone ma anche rinnegare tutte le politiche di questo pericoloso soggetto. Via la riforma fiscale, via la riforma della giustizia, ripristino del voto palese in luogo del voto segreto, abolizione dei sindacati e dei concorsi per i pubblici impieghi; soprattutto, niente più istruzione pubblica obbligatoria (come è dal 1880) né gratuita (dal 1892) ma, in compenso, reintroduzione della prova di catechismo per l’esame di ammissione delle matricole in università. 

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