"Il massacro del giorno di San Bartolomeo", tra cattolici e protestanti ad Amiens. Di François Dubois (1529)

Le guerre di religione tra cattolici e protestanti sono finite. E non ha vinto nessuno

Antonio Gurrado

Secondo un sondaggio, i fedeli non notano particolari differenze tra le due confessioni. E i praticanti sono in calo su entrambi i fronti

Dopo mezzo millennio sono finite le guerre di religione? Parrebbe proprio di sì: uno studio del Pew Research Center (ripreso oggi dal Corriere) ha indagato su quanto cattolici e protestanti in Europa avvertano differenze fra le rispettive confessioni. È emerso che le due religioni si stanno fondendo, quanto meno nella testa dei fedeli. Le trovano simili il 57 per cento dei protestanti svedesi, il 58 per cento di quelli inglesi, il 65 per cento degli olandesi nonché una caterva di connazionali di Lutero: ben il 78 per cento dei protestanti tedeschi. Quanto ai cattolici, la minoranza che nutre remore ad accomunarsi ai protestanti ha da vedersela con una maggioranza di indifferentisti: contando chi trova che protestantesimo e cattolicesimo in fin dei conti siano assimilabili, si nota un vantaggio minimo in Italia, Irlanda e Spagna (storiche riserve indiane del cattolicesimo nella tormentata Europa moderna), un vantaggio cospicuo in Germania e Francia (territori la cui identità fu messa in crisi dalla riforma), un vantaggio abissale nelle roccheforti calviniste, Olanda e Svizzera.

 

Lo studio approfondisce molti aspetti di questa mutazione ma il dato più eclatante è questo: dopo secoli in cui ci si è ammazzati per l’interpretazione di alcuni versetti, in Europa sopravvive oggi un 14 per cento di praticanti di affiliazione cattolica e un 8 per cento di praticanti di affiliazione protestante. Quindi i dati del Pew Research Center non annunciano l’avvento di un’epoca luminosa di pace fra popoli conciliati; annunciano la cupa notte in cui tutte le vacche sono grigie.

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