Quelli che da 16 anni annacquano le colpe del terrorismo islamico

Antonio Gurrado

Continuano a girare teorie complottiste sull'11 settembre e c'è chi dice che la responsabilità degli attentati è della nostra epoca oscurantista. Il fatto è che viviamo di rimozioni superstiziose

Da sedici anni esatti viviamo un lunghissimo, sterminato day after che è iniziato il giorno dopo l’11 settembre e terminerà quando ne sarà del tutto svanito il ricordo, perso nella confusione fumosa di cause e conseguenze. Che sia una forma di autodifesa o di auto-offesa, abbiamo iniziato subito a smantellare l’accaduto rifugiandoci dietro irenismi lenitivi o ipotesi di complotto. A così tanti anni di distanza circolano ancora ricostruzioni secondo cui a tirar giù le Torri Gemelle sono stati gli ebrei, o i servizi segreti, o magari Bush stesso. E certo ridiamo di questa rimozione superstiziosa, tuttavia non possiamo ignorarla, perché c’è.

 

Poi ancora oggi mi capita di leggere nell’ultimo romanzo di Laurent Gaudé, intellettuale francese di grido e già premio Goncourt, che combattiamo contro “un esercito che brandisce il nome di Allah, ma è solo una faccia in più dell’oscurantismo di sempre, quello che non ama il sapere né la libertà dei popoli né le donne né i canti” (“Ascoltate le nostre sconfitte”, edizioni e/o). E annacquare una responsabilità fortemente connotata del terrorismo islamico in una generica ombra sempiterna dell’animo umano non è l’immagine speculare del complottismo, quella che ci fa dire che siamo colpevoli un po’ tutti e un po’ nessuno? È un’altra rimozione superstiziosa di cui non ridiamo perché si porta meglio in società; ma che nemmeno possiamo ignorare, perché c’è.

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