Vacanze vietate per Sant'Antonio da Padova

Antonio Gurrado

 Dovendo viaggiare per paesi islamici, non ho portato con me l'immaginata del santo, da cui non mi separo mai

Buonasera, sono un’immaginetta di Sant’Antonio da Padova che l’estensore di questa rubrica porta sempre nel portafoglio. Non in questi giorni, però: dovendo viaggiare per paesi islamici, benché moderati e tolleranti, ha reputato opportuno lasciarmi a casa. Già che c’era, ha mollato giù anche la Bibbia, il salterio, il rosario che lo seguono ovunque; poi ha rinunciato a un romanzo che aveva già messo in valigia perché si era accorto che in un angolino della copertina spuntava una croce, e ha staccato dallo zaino un adesivo con la bandiera della Polonia perché non si sa mai. Così disarmato, è partito e io sono rimasta a trarre una morale di questa rinuncia ai segni della fede, se ce n’è una. Forse che l’estensore di questa rubrica non brilla per temerarietà? Forse che le vacanze sono di per sé irreligiose? Certamente che meno sanguinosa ma altrettanto minacciosa è la persecuzione del cuore, subdola e autoinflitta, lì dove la propria mancanza si fonde con la colpa altrui.

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