Fare sfilare modelle obese è politicamente corretto o no?

Antonio Gurrado

La faida tra benpensanti dopo una passerella di donne curvy in costume da bagno

I cortocircuiti della correttezza politica sono sfilati l'altro giorno a Sydney nel corso di una promozione di costumi da bagno organizzata dalla rivista Sports Illustrated. In passerella sono apparse alcune modelle evidentemente obese, scatenando una faida fra benpensanti. Da un lato, chi ritiene che tutti debbano avere le stesse opportunità di sentirsi rappresentati negli eventi pubblici. Il dottor John Dixon, capofila di un istituto di ricerca sull'obesità, ha argomentato che il 28 per cento degli australiani è sovrappeso, quindi è offensivo dire che chi è obeso non abbia diritto alle sfilate di moda. Dall'altro lato, chi ritiene che gli eventi pubblici siano forieri d'indicazioni compulsive che vengono supinamente seguite dalle masse.

 

Il dottor Brad Frankum, presidente dell'Associazione medica australiana del Nuovo Galles del Sud, ha ribattuto che se le modelle si fossero presentate in passerella fumando si sarebbe verificata una sollevazione popolare; allo stesso modo si può dire che  le modelle obese patrocinino uno stile di vita altrettanto insalubre di quello delle ipotetiche modelle tabagiste. Ma quindi far sfilare modelle obese è politicamente corretto o politicamente scorretto? Dà pari opportunità a una minoranza o dà un cattivo esempio alla comunità? Non è chiaro; stanno ancora litigando. Né si registrano voci che diano torto a entrambe le fazioni, sostenendo che il mestiere di modella è per sua natura esclusivo e che per questo motivo non tutti possono avere accesso alle passerelle, con tante scuse al dottor Dixon, né quello che accade in una sfilata può essere reputato d'esempio per la vita quotidiana, con tante scuse al dottor Frankum.

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