In Inghilterra è più difficile cambiare vestiti che cambiare sesso

Antonio Gurrado

I ragazzi dell'Isca Academy di Exeter avevano chiesto alla preside di indossare dei pantaloncini corti per via del caldo. Si sono ritrovati a mettersi le gonne. Ecco perché

Tenete d'occhio i ragazzi dell'Isca Academy di Exeter, nel Devon: sono ancora liceali di circa sedici anni ma di sicuro faranno strada. Nei giorni scorsi anche l'Inghilterra è stata vittima di un'eccezionale ondata di calura e i maschietti iscritti alla scuola hanno chiesto alla preside di poter presentarsi a lezione in braghe corte, nonostante che la divisa dell'istituto prevedesse obbligatoriamente dei pantaloni lunghi. La richiesta è stata rigettata. Poiché il caldo aguzza l'ingegno, si sono allora presentati a lezione sì in regolare divisa ma con un distinguo: anziché i pantaloni lunghi indossavano una gonna corta a scacchi, ovvero la tenuta obbligatoria delle femminucce iscritte alla medesima scuola.

 

Mentre infatti la preside tergiversava borbottando che non poteva imporre un cambiamento al dress code d'istituto senza prima consultare le famiglie degl'iscritti – e quindi postulando la necessità di un referendum popolare per sancire se, quando fa caldo, faccia effettivamente caldo – i pragmatici ragazzini hanno tagliato la testa al toro. Hanno capito, insomma, che in Inghilterra è difficile ottenere una deroga basata su un criterio oggettivamente misurabile mentre è facilissimo rivendicare la violazione del diritto individuale di appartenere al genere cui si crede di appartenere: per decidere come vestirsi vale più il cuore del termometro.

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