Tifosi in attesa di Maradona davanti al San Carlo (foto LaPresse)

Il successo di Siani al teatro San Carlo conferma quanto diceva Longanesi sugli intellò

Antonio Gurrado

C'è una Napoli borghese e ignorante che fa la snob su Maradona

Non c'è niente di nuovo sotto il Vesuvio, nemmeno la polemica sull'opportunità della presenza di Maradona al San Carlo. Da un lato gli intellettuali che la ritengono profanazione di un inviolato tempio della cultura, dimenticando che nel palco reale del medesimo teatro Ferdinando IV di Borbone soleva mangiare gli spaghetti con le mani – quindi cosa saranno mai, due palleggi con Alessandro Siani? Dall'altro lato i sedicenti non-intellettuali, ossia altri intellettuali (del calibro di Marino Niola, Maurizio De Giovanni, Claudio Velardi) che rischiano di apparire ancora più snob nel loro riunirsi al bar Gambrinus con l'intento di schierarsi contro “i no che i cosiddetti intellettuali esprimono ogni volta che qualcuno propone qualcosa per Napoli”. Non c'è niente di nuovo sotto il Vesuvio: un quarto di secolo fa dei non-intellettuali ante litteram (cioè docenti universitari, editori, magistrati, luminari) si erano costituiti in popolaresco gruppo calciofilo per celebrare il congresso “Te Diegum”, onde esprimere devozione a Maradona; mentre altri intellettuali si mostravano scandalizzati per l'importanza che la città dava al fantasista argentino e ai Mondiali di calcio, con tutti i problemi che assillavano Napoli.

 

  

Uno di loro, mi pare Domenico Rea, era perfino insorto con un elzeviro contro la formula di Italia 90: sosteneva che le sole ventiquattro partecipanti escludessero le restanti nazioni del mondo e così nessuno avrebbe potuto scoprire l'esistenza di un giocatore più forte di Maradona, magari in Colombia – col problema che le ventiquattro squadre erano state selezionate tramite qualificazioni fra tutte le nazionali del mondo, e che la Colombia era fra le finaliste. A riprova del fatto che non c'è niente di nuovo sotto il Vesuvio e che agli intellettuali spetta spesso il compito che Longanesi ascrisse a Benedetto Croce: non capire niente con grande autorità e competenza.

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