Controguida fogliante per sopravvivere ai regali di Natale

A voi che regalate solo sciarpe e cappelli, ecco come scegliere il Lambrusco giusto o la pallina da tennis che colpisca. Sennò c’è sempre il lecca-lecca (da regalare a chi ha votato No)

Panico per i regali di Natale? Ansia da shopping dicembrino? Tutti i giornali vi consigliano cosa comprare, ma solo il Foglio ci mette la faccia. O meglio, i foglianti. Ognuno con un oggetto ma soprattutto un’idea – perché poi alla fine è “il pensiero” che conta. In pratica: noi vi diamo i suggerimenti, voi ci mettete i soldi. Guida totally unnecessary nella galassia dei regali natalizi (se poi volete regalare un abbonamento al Foglio, meglio ancora).

 


 

Il 17 febbraio del 2017 festeggeremo, si fa per dire, i venticinque anni dall’inizio di Tangentopoli. Venticinque anni dopo molte cose sono cambiate e molte cose sono rimaste uguali e tra le cose rimaste eternamente uguali ce n’è una che oggi colpisce più delle altre e che riguarda una cultura rimasta identica dal 1992 a oggi: la cultura della delegittimazione, o se volete la cultura della gogna. In quegli anni, in quei mesi tra il 1992 e il 1993, l’Italia sperimentò in modo cruento le conseguenze di uno stato che scelse di assecondare una trasformazione cruciale che ha cambiato per sempre il dna del nostro paese e che attraverso un mix folle di antipolitica, cultura giustizialista, retorica emergenzialista e ondata giudiziaria ha dato il via a una lunga stagione in cui la politica ha accettato di fare un passo di lato lasciando la scena a una magistratura che progressivamente si è sentita sempre di più investita di un compito improprio: far rispettare non il codice penale ma il codice morale di un paese. Quel mix folle di antipolitica, cultura giustizialista, retorica emergenzialista oggi è alla base di un’altra ondata d’odio non sempre visibile, che non necessariamente si traduce sempre in un forcone infilzato nella schiena di un politico di passaggio di fronte a Montecitorio. E’ un metodo, è un approccio, è un inno non alla violenza ma alla delegittimazione di chi non la pensa diversamente, che si traduce spesso in uno sdoganamento letterario della gogna. Venticinque anni dopo quel 17 febbraio del 2017 il vero fenomeno sul quale vale la pena interrogarsi non è solo a che punto è la lotta alla corruzione ma è che punto è la lotta contro la cultura della gogna. Fossimo al posto di Virginia Raggi, di Luigi Di Maio e di tutta la posseduta combriccola grillina, una volta letti i fenomenali “Diari di Dibba”, prenderemmo l’ultimo libro di Mattia Feltri, “Novantatré. L’anno del terrore di Mani pulite” (Marsilio), per capire cosa succede quando un paese versa benzina su una miccia folle e pericolosa che si chiama anti politica.

Claudio Cerasa

 


 
La Manciuria, più che i gesuiti

 

Piuttosto di smaronarvi con “Silence” di Scorsese e il martirio gesuita nelle guerre di religione, il dvd di “Missione in Manciuria”: l’omicidio-suicidio di una donna laica per salvare dallo stupro etno-barbarico un gruppo di missionarie. Anne Bancroft nell’ultimo film di John Ford, giusto 50 anni fa. Muy natalizio.

Maurizio Crippa

 


 
Lecca-lecca per il Sì

 

Senza spendere troppo, ma il regalo è col cuore, perché lo fai da te: una spremuta abbondante di arancia, o di limone, qualche cucchiaio di zucchero, il tutto in un pentolino. Porti a bollore a fuoco basso per sciogliere bene lo zucchero, poi fai raddensare, mescolando spesso. A voler strafare, il termometro per dolci deve segnare 150-155 gradi. Se no, versi prosaicamente una goccia sulla carta da forno: se si rapprende senza scivolare significa che è pronto. Stendi il composto sopra una superficie fredda formando dei dischetti, distanziati tra loro, ficchi un bastoncino dentro a ciascun dischetto, ma che sia a un terzo dell’altezza, stacchi, avvolgi in un rettangolino di carta cellofanata, fermi col nastrino rosso e spedisci, con relativo biglietto, al più sfigato tra gli amici del No, tanto meglio se molto giovane: te lo sei succhiato, Grillo? E succhiati almeno ’sto lecca-lecca.

Andrea Marcenaro



Poesia ed energia

Un po’ di poesia. Le poesie di Patrizia Cavalli, “Sempre aperto teatro”, “Datura”, “Pigre divinità e pigra sorte”, la poesia in musica “Al cuore fa bene far le scale”, e tutte le altre. Le poesie di Giorgio Caproni e i versi di Marina Cvetaeva. E anche la smart battery case per iPhone, che mi ha salvato la vita.

Annalena Benini



L’imbecillità è una cosa seria

Il mio regalo di Natale è un libricino la cui utilità sociale, forse dovrei dire igienica, credo sia massima: s’intitola “L’imbecillità è una cosa seria”, è edito dal Mulino, costa dodici euro, e l’ha scritto un professore di filosofia teoretica che si chiama Maurizio Ferraris (e qua già vi state spaventando, vero? Allora vuol dire che dovreste leggerlo).

Salvatore Merlo



A prova di spioni

Considerato che ogni giorno si scopre che gli hacker hanno violato la sicurezza di qualcuno che credevamo ben protetto – per esempio politici, banchieri, persino direttorie della Cia – e considerato anche che tutti hanno file scritti, audio e video che non vorrebbero vedere sparsi per internet, ecco un regalo che può fare per voi. Una ditta inglese (Istorage) produce chiavette di memoria usb con capacità fino a 32 giga che sono protette da un codice numerico, tipo pin del telefonino. Non si parla qui di un codice da battere sul computer, ma di un codice che va battuto direttamente su una tastierina incastonata nel guscio della chiavetta. Se non hai i numeri giusti, non entri. Il che non è male, considerato che chiunque, se trova una chiavetta usb per strada, ha la tentazione di curiosare dentro (questo comportamento è stato anche l’oggetto di una prova di sicurezza fatta da un dipartimento di sicurezza americano: lasciavano una chiavetta con un virus per terra nel parcheggio e poi vedevano quanti impiegati la raccoglievano e la provavano sul computer del proprio ufficio: il 99 per cento). Poiché il codice va battuto sulla chiavetta, e non sulla tastiera, siete al riparo da eventuali programmi spia che sorvegliano il computer. Quando stacchi la chiavetta dal computer, si blocca di nuovo in automatico. Si chiama datAshur. Buon Natale.

Daniele Raineri



Il vin divino

Immagino possa apparire scontato che l’autore di un libro intitolato “Pensieri del Lambrusco” consigli di regalare bottiglie di Lambrusco. Sono un uomo scontato. Semplice. No complicazioni. Il Natale è la festa dell’uomo che dal primo miracolo all’ultima cena rese protagonista il vino. Dunque è inutile affaticare il cervello: il regalo natalizio sia il vino. Al tempo di Gesù quale vite era sicuramente presente in Val Padana? Il Lambrusco, derivando dalla vite selvatica allignante in zona ben prima dell’inizio della storia. Dunque in Lombardia e in Emilia il vino in dono sia Lambrusco. E visto che il Natale è la festa della famiglia il formato sia il magnum, ideale per tavolate numerose: consiglio il Vecchia Modena Premium di Chiarli, Sorbara secchissimo e chiarissimo (praticamente rosa), e il Monte delle Vigne, invece scurissimo perché ricavato dalla varietà Maestri tipica del Parmense. Nelle altre regioni? Gesù non è venuto per abolire la Legge (Matteo 5,17) e ama chi onora i genitori rispettando il quarto comandamento: a chi abita nelle regioni del vecchio regno di Napoli suggerisco pertanto l’Asprinio di Aversa, lo spumante della sovranità meridionale. In particolare segnalo il Trentapioli di Salvatore Martusciello perché da altissimi vigneti ad alberata che richiedono più vignaioli dei vigneti normali: a Natale siamo tutti più buoni e vogliamo che tutti abbiano un lavoro.

Camillo Langone

 


 
Hatchimals (se li trovate)

Il Natale è dei bambini e i bambini quest’anno vogliono un Hatchimals, quella specie di pinguino colorato che vive in un uovo poi “nasce” e va cresciuto. Un fratellino insomma, chiassoso ma ecco: facile. Solo che trovare un Hatchimals è diventato un inferno, ce ne sono pochi e il prezzo è duplicato, triplicato, ora che manca una settimana è esploso. In Inghilterra il Sun ha fatto un appello: basta, sono finiti, non tormentate i rivenditori, sarà per il prossimo Natale, ammettete che siete dei falliti. Io che mi muovo sempre con molto anticipo l’Hatchimals l’ho trovato, non è stato facile e nemmeno economicissimo, ma ero molto soddisfatta. Poi però mio figlio è rinsavito, cosa me ne farò mai di un mostriciattolo da accudire, e ha cambiato idea: voglio solo Lego. Lego Lego Lego. Eh ormai è tardi, tesoro. No no, scrivo a Babbo, mando una raccomandata. Ma se tutti facessero come te? Eh niente, Babbo deve sapere: se mi arriva, non lo voglio. Ho chiesto a mia figlia: lo vuoi tu? Figurati, ho già questo fratello. Quindi regalate un Hatchimals, ve lo vendo io, prezzo ragionevoli, consegna immediata (a vostre spese), bambini volubili astenersi.

Paola Peduzzi

 


 
Il Minnesota, si può

Tra le arti che più rivelano oggi la condizione dell’uomo contemporaneo va sicuramente annoverata quella recente ma fondamentale delle serie tv. Non tutte, sia chiaro, ma alcune raccontano meglio di cento romanzi, mille saggi filosofici e diecimila film le grandi domande di noi che viviamo questi tempi confusi. Avrei voluto consigliare la prima stagione di “Westworld”, ma non essendo ancora disponibile in dvd, ripiego più che volentieri su “Fargo”. Omaggio all’omonimo film dei fratelli Cohen – che sono produttori esecutivi della serie – “Fargo” racconta immaginarie vicende criminali accadute in Minnesota nel 2006 e nel 1979. Violenta fino ad essere fastidiosa, recitata in modo perfetto e girata ancora meglio, questa serie tv indaga senza retorica gli abissi dell’animo umano, il male come scelta libera per alcuni e apparentemente inevitabile per altri, il tentativo dei “buoni” di porre rimedio al caos. Paura e dolore attraversano le due stagioni uscite (la terza è in arrivo, prima e seconda narrano storie molto diverse legate tra loro solo da pochi riferimenti), ponendo chi guarda davanti al dramma della necessità che un bene più grande possa in qualche modo porre fine a tutto quel male, e salvare ciò che sembra irrimediabilmente perduto.

Piero Vietti

 


 
Il secolo asiatico

Dimenticate il futon, le bacchette, il maneki neo, il gattone della fortuna giapponese che in Italia, chissà perché, infesta i ristoranti cinesi. Dimenticate gli attrezzi per il sushi e altre inutilità da regalare al vostro amico/compagno/fratello appassionato d’Asia. L’unico oggetto che dovete comprare questo Natale esiste da qualche secolo – migliorato, certo, dalle tecnologie moderne – ma è sempre quello: la macchina cuociriso. Non solo perché costa meno di un qualunque robot da cucina, non solo perché fa altro, oltre a cuocere il riso (riscalda i cibi in modo naturale, cuoce le verdure a vapore, eccetera). Ma soprattutto il cuociriso è un simbolo, l’oggetto totemico di qualunque cucina asiatica, il corrispettivo del nostro camino come aggregatore familiare e rassicurante. Dalla macchina esce il riso, alimento base di tutti i pasti, e quando c’è il riso c’è la vita. Quando c’è la macchina cuociriso, la vita è pure più facile. Le marche più famose che producono rice cooking sono la Zojirushi, la Panasonic e la Tiger, e ce ne sono di tutti i prezzi, dai 40 ai 150 euro. Itadakimasu.

Giulia Pompili



Super Jeeves d’emergenza

Dopo attenta disamina e dopo consultazione con alcuni amici e colleghi, mi faccio ambasciatrice di questa idea: in occasione delle scadenze di fine anno (tasse, regali, bollette), sarebbe meraviglioso poter ricevere in dono e in multiproprietà (in cinque amici? in dieci colleghi?) un blocchetto di voucher per chiamate di emergenza a un super Jeeves – maggiordomo-segretario-commercialista-personal shopper (anche di libri e dischi oltreché di sciarpe, guanti e beauty case-strenna) che vada al posto nostro in luoghi non ameni come: posta, agenzia delle entrate, banca, negozio di giocattoli, profumeria o libreria multipiano il 22-23-24 dicembre. Ve ne saremmo tutti molto grati, grazie

Marianna Rizzini



12 palline posson bastare

Ovviamente regalate palline da golf, Titleist ProV1x per andare sul classico ma vanno bene anche Taylormade o Callaway (a condizione che siano le top di gamma, per non sfigurare in un dono), ci sono comodissimi pacchetti da 12 palline, già confezionati, basta metterci la carta natalizia intorno. Con una sessantina di euro ve la siete cavata. Agli altri regalate un pacchetto di lezioni di golf, direi da 5, ce la dovreste fare tra i 100 e i 150 euro, anche meno se i destinatari sono bambini, presso un qualunque campo pratica in città. Non potete sbagliarvi, è il regalo sano e intelligente, dai 5 ai 75 anni di età (estendibili). Così ci si occupa per i mesi di limbo politico che ci aspettano e si arriva alle elezioni ben ossigenati e anche un po’ dimagriti, e nello stesso tempo si combattono il piagnisteo e la lagna e si porta lavoro a chi sta nel settore. Se il referendum cancella anche il jobs act aver portato l’Italia alla storica assegnazione della Ryder Cup da organizzare a Roma nel 2022, resterebbe l’unico successo, seppure indiretto, del governo Renzi. Difendiamolo!

Giuseppe De Filippi



Il giro del mondo su carta

Non è tanto importante sapere dove sia Charlotte, se non per i folli che passano le notti a seguire le elezioni presidenziali (e cioè ogni quattro anni). Semmai, più utile almeno per gli italiani sarebbe collocare in modo corretto sulla cartina geografica Campobasso o Potenza, per non parlare di Pavia o Lucca. E allora, anche per salvare le giuovani generazioni dall’ignoranza perpetua, un bel mappamondo (non necessariamente di quelli à la nonno del Piccolo Lord pesanti diversi chili e impossibili da spostare) rientra nella categoria del regalo bello e utile. Magari di quelli che si illuminano pure, a marcare i confini tra gli stati e a denotare deserti e fiumi e laghi. In commercio ce ne sono di tutti i tipi e di tutti i prezzi, basta saper cercare bene. Una soluzione mediana è il Globo luminoso della DeAgostini, che include anche un atlante geografico aggiornato. Così anche i cultori del libro cartaceo saranno soddisfatti e appagati.

Matteo Matzuzzi



Mozart & Brahms

Quest’anno a Natale regalerei un po’ di musica, e intendo “classica”, anche se non ci si è ancora messi d’accordo su come vada chiamata ma così almeno ci siamo capiti all’istante. Se non avessi problemi di budget, potrei anche buttarmi sull’extra lusso (che soddisfazione il lusso con passaporto culturale): “Mozart 225”, tutto Mozart (tutto!) in 200 cd (200!). Oppure il ciclo brahmsiano diretto da Simon Rattle con i Filarmonici di Berlino: troppo modesto, troppo scontato? Non proprio: sono sei lp (sei!) registrati interamente in analogico che costano quanto i 200 cd mozartiani: intorno ai 500 euro. Ma quest’anno si può fare anche senza cd e lp. A un amico di Roma regalerei un carnet natalizio dell’Accademia di Santa Cecilia: tre concerti sinfonici e due da camera a scelta (a partire da 80 euro, a seconda del posto). All’amica milanese sotto i trent’anni (non per mio capriccio, ma perché il teatro corteggia i giovani) tre opere alla Scala (a partire da 83 euro). Per l’amico 2.0 tornerei virtualmente a Berlino: una bella poltrona nella sala da concerti digitale della Philharmonie, con le serate dei Berliner in diretta in alta definizione (e l’archivio dell’orchestra a disposizione). Trenta giorni a 19,90 euro, un anno intero a 149.

Roberto Raja



Bowie & Cohen

Capita raramente che due giganti della storia della musica, morendo nello stesso anno, abbiano modo di lasciare il loro testamento. “Blackstar” di David Bowie e “You want it darker” di Leonard Cohen non sono solo due album importanti per gli appassionati, ma due opere sinceramente stupende e consapevoli. “Blackstar” è forse l’album più bello di Bowie in vent’anni, il più cupo e il più vivace allo stesso tempo. In “You want it darker” la voce di Cohen, plasmata da decenni di meditazione e sigarette, assume una profondità numinosa.

Eugenio Cau



Mps

Consiglio di regalare a parenti serpenti e amici non più tali una obbligazione subordinata del Monte dei Paschi di Siena convertibile in azioni. Così potete regalare un brivido natalizio ai vostri conoscenti e dare una speranza di salvezza agli amministratori, ai correntisti e ai risparmiatori di Siena & dintorni. E se per caso avete votato No al referenzum sarà anche un’occasione unica di redenzione immediata, praticamente karmica, che in fondo a Natale non guasta.

Alberto Brambilla



Spremute di umanità, again

Chi legge il Foglio già sa qual è il regalo perfetto per Natale, perché ne gusta un assaggio quotidianamente. Forse l’ha già comprato, quasi certamente l’aveva preso per un amico ma poi se l’è tenuto per sé e ora lo custodisce e ogni tanto lo consulta come un oggetto sacro. Non è solo il libro dell’anno, è l’opera del decennio probabilmente, il manifesto di un’epoca politica sicuramente. Sono i “Diari di Dibba”, l’autobiografia di Alessandro Di Battista (“A testa in su”, Rizzoli, 17 euro), in cui l’astro nascente del Movimento 5 stelle racconta i suoi viaggi e le sue prodezze in giro per il mondo: è un po’ Che Guevara, un po’ Garibaldi, un po’ Pasolini, molto Verdone (Manuel Fantoni, Oscar Pettinari, Ruggero di “Un sacco bello”), in uno stile che guarda a Conrad e Chatwin ma che è più in zona Fabio Volo–Andrea Scanzi. Un capolavoro della comicità involontaria e inconsapevole, che si può leggere tutto d’un fiato (come ho fatto io) oppure aprendo pagine a caso e memorizzando ogni versetto come si fa con i libri sapienziali della Bibbia (come faccio io). Una “spremuta di umanità”.

Luciano Capone



Terreni coltivabili

Avete amici milanesi amanti del bio, del km zero, dei cibi genuini e nostrani, della vita all’aria aperta, dei posticini ameni che nessuno conosce, del buen retiro a pochi passi dalla città? Avete amici così, che però neanche sotto tortura andrebbero ad abitare in un paesino di campagna, perché figurarsi se rinunciano alle millanta comodità della metropoli, alla confortante congestione delle cose e delle persone, ai rumori fissi, alle false idee su ciò che si trova fuori dal perimetro urbano? Bene, ecco il regalo che fa per voi, e per loro: un bell’ettaro di terreno coltivabile a Nosadello, nel cuore della pianura padana. Non serve a niente, ma è sempre un bel modo per farli lavorare, zappare, coltivare, aspettare le stagioni, prendere freddo e caldo, puzzare di vacca, sporcarsi le Hogan irrimediabilmente, rivedere i facili miti sulle piccole patrie. Unico problema: gli agricoli del paese non ve lo venderanno mai. Che per noi è pure meglio: meno foresti in mezzo alle balle.

Mirko Volpi



Mappamondo (ma luminoso)

Vorrei tanto essere un fidanzato o un papà per poter regalare un mappamondo a una ragazza. Uno di quelli che si illuminano e, se li accendi di notte, inondano la stanza di blu (ma non uno di quelli che si aprono e diventano minibar) e, in un qualche modo inspiegabile o forse per la loro forma di pancia, emanano protezione. Ci si può scorrazzare intorno giocando a fare i satelliti, i pianeti, le meteore (a seconda dell’ego di cui si dispone), farci correre sopra le dita e trovare a quanti pollici si sta da tutto, scoprendo così di avere il mondo in tasca e pure il suo destino. Un mappamondo, soprattutto, è l’opposto delle smartbox (da evitare assolutamente). Uno scrittore ora alcolizzato, una volta, diede alla donna che amava un ciondolo a forma di mappamondo. Sul biglietto scrisse: “Il mio mondo sul tuo cuore ma mai ai tuoi piedi”.

Simonetta Sciandivasci



Lame e lamette

Per lei. Dopo referendum fra le tre donne di casa mia, vince come ipotesi 1 la Day Spa, pacchetto benessere completo giornaliero in luogo/albergo ameno, da utilizzare anche in coppia assieme l donatore ma in questo caso con meno soddisfazione (secondo me) per la beneficiaria. Può essere mirato alla metropoli ma anche alla località di vacanza. Esempio:se vi trovate sulle Dolomiti una Day Spa verso Cortina o verso San Candido costerà 200 euro, compresa la cena magari quella in due, ed eventuale messa di Natale in chiesa suggestiva (gratis). A Roma stessa cosa con innegabile minore atmosfera. Ipotesi 2: il Bimby per cucinare. Però costa 1.200 euro.

Per lui. Essendomela autoregalata di recente, l’attrezzatura completa per radersi con il rasoio di sicurezza. Basta con apparati elettrici e multilama ricaricabli o usa e getta. Ritorno alle lamette da inserire in splendidi rasoi di acciaio cromato, preferibilmente “a pettine chiuso” specie per i principianti. Per chi se la sente c’è quello a mano libera, ma lo sconsiglio. Quindi: rasoio (i migliori in circolazione sono gli inglesi Edwin Jagger e i tedeschi Mhule), lamette e schiuma (la migliore resta l’italiana Proraso) o meglio ancora la crema da barba da montare in ciotola e spargere col pennello: in questo caso imbattibili le creme inglesi Taylor of Old Bond Street. Per chi ha un compagno/fidanzato/marito hipster il rasoio serve comunque, a meno di barba totale. Aggiungere spazzola per barba e spazzolino per baffi in setole naturali (ottime le italiane). Un consiglio: il dopobarba Floyd, spagnolo, nella fragranza “Mentolado Vigoroso”. E’ quello dei vecchi barbieri, si trova appunto nei vecchi negozi oppure su Amazon. L’intero pacchetto rasatura – rasoio, schiuma o crema, ciotola, pennello, confezione da 100 lamette, spazzola e spazzolino, dopobarba costa non più di 100 euro.

Renzo Rosati



Sveglie intelligenti

Problemi ad alzarvi la mattina? L’abbraccio di Morfeo è più forte dei bambini da accompagnare a scuola, il cane da portar fuori o il cartellino da timbrare? Bene, chiunque rientri in questo profilo non può non possedere la sveglia puzzle. L’unico mezzo con cui sarete certi a sera, di svegliarvi e alzarvi puntuali l’indomani mattina. Tutto molto semplice o così sembrerebbe. Scocca l’ora, la sveglia suona e un piccolo puzzle di soli quattro pezzi, situato sulla parte superiore della sveglia, salta per aria dividendosi. Mentre le gambe si muovono in attesa del cervello, bisogna recuperare i pezzi, rimontarli nell’ordine corretto altrimenti la sveglia continuerà a suonare (l’ordine cambia a ogni risveglio). Facile? Pensate al vostro stato psico-fisico al mattino dopo una serata con troppo alcol, il corso di hydrobike fatto alle undici di sera o dopo aver seguito le maratone elettorali di Mentana. Vi ricrederete. Questo preziosissimo gadget  è fortemente sconsigliato a chi soffre di ansia, tachicardia o disturbi dell’umore.

Mario Leone



Letture consolanti

Riuscirò a ovviare al mio imbarazzo nel far regali e al mio disagio nel riceverli solo grazie a “L’altro mondo” di Guillaume Duprat, una storia illustrata dell’Aldilà (L’Ippocampo edizioni, 171 pagine di grande formato, 29,90 euro) utile a più scopi. Per una festa religiosa niente è più adatto di un catalogo che mostri mappe accurate e accattivanti delle strutture dell’oltretomba delineate da ogni fede passata e presente. Per i cristiani è una lettura consolante, poiché mostra l’estrema ragionevolezza del nostro Paradiso rispetto a quello che si aspettano gli adepti di Iside o di Buddha. Nell’allegra ricorrenza di una nascita è bene ricordare che la gioia del nostro passaggio sublunare ha senso solo se diventa ultraterrena. Se il destinatario è qualcuno che si ama, non c’è miglior dono di un libro che in appendice presenti l’esatta ubicazione nell’universo di ogni possibile eterna sede dell’anima: è un modo per dirgli che non ha da spaventarsi se i secoli corrono perché, ovunque si troverà, sapremo trovarlo.

Antonio Gurrado



Un’altra Bibbia

Il mio natale 2016 sarà molto amarcord. Caratterizzato da una dolce malinconia per quelli che non ci sono più, ma fanno sentire ancora la loro mistica presenza: gli anni 80. E allora ho deciso di scegliere un regalo vintage in omaggio alla memoria di oggetti che per me sono stati formativi e insostituibili. Non sarò così patetica da regalare a mio nipote Federico, diciottenne, un walkman che ho conservato, ma gli donerò la mia bibbia: “Bob Dylan, blues, ballate canzoni” con introduzione di Fernanda Pivano. Con tutti i testi delle sue liriche e traduzione italiana a fronte che sono stati la colonna sonora dei miei primi anni di liceo. Un libro-bibbia che mi è servito a imparare l’inglese più di ogni manuale scolastico. Sono sicura, anzi spero che al mio adorato nipote, che a 18 anni ascolta musica rock e adora persino i King Crimson (alla faccia di chi denigra sempre i Millennials) gli si aprirà il cuore quando leggerà le divine strofe del regale menestrello sulle pagine consumate, sottolineate, piene di punti esclamativi a fianco delle frasi che più mi emozionavano e mi facevano cantare da sola anche durante le lezioni in classe con un sorriso ebete. Magari con questo regalo farò girare meno l’economia, ma dopo la depressione post-referendum ho deciso di consolarmi compiendo un gesto di vero amore, privandomi della mia unica bibbia CG.

Cristina Giudici



Le scarpe del diavolo /1

Non merito alcun regalo e se a Natale qualcuno me ne fa, lo ringrazio ma mi rattristo. Penso che sulla scia di Gesù nato in una grotta siano i bambini poveri gli unici destinatari. Quanto ai pranzi natalizi, in onore di Cristo auguro una simpatica sobrietà. Sofia mi ha appena segnalato il suo pagano amore per una certa Soft Pump High Throat Pump di una certa Céline, celestiali, sostiene mia figlia, scarpe realizzate con pelli multicolori di capretti e vitelli. Satana è sempre in agguato.

Umberto Silva



Le scarpe del diavolo /2

Destinatario: per i piedi di signore e signorine d’ogni età. Prodotto: Soft Pump High Throat Pump di Céline.

Premessa: detesto gli ankle boots, quelli bassi, ma soprattutto quelli con il tacco e la triviale zip. Detesto anche i tronchetti o i loro simili di cui nemmeno conosco il nome. Non capisco perché le italiane si ostinino a calzarli, né capisco dove terminino le loro gambe e inizino le caviglie. Sì, gli ankle boots: quei wannabe stivaletti slabbrati in pelle che coprono la caviglia terminando quattro cinque centimetri sopra a essa, quelli che fasciano il piede in una morsa sorretta da un tacco tozzo. Tacco tozzo non significa mezzo tacco, né si sta parlando delle scarpe regine a tacco mezzo alto e squadrato calzate da Catherine Deneuve in Belle de Jour, tozzo significa tozzo, e basta. Quando gli ankle boots sono neri la donna che l’indossa s’ammanta di una coltre di punkettudine in falsetto veramente insopportabile; quando sono camoscini tortorini o in meticciato col tronchetto la donna, mi spiace dirlo, diventa un koala della Trudi. Che noia. L’alternativa non è certo da trovare in orribili stiletti di dodici cm, ci s’impegni e si trovino sfiziose alternative che possano accogliere senza troppi traumi il piede abituato ai boots. La prossima stagione è da dedicare alle meravigliose scarpe Soft Pump High Throat Pump di Céline. Realizzate in pelle di capretto o di vitello in più colori (l’arancione da Op Art anni Settanta è assoluto, ma io le bramo bianche e celestiali), coprono bene il dorso del piede ergendosi su un tacco conico che sembra modellato da Brancusi. Parimenti superbe le Essential Flat V Neck Slingback, kryptonite per donne languide e donne koala.

Sofia Silva



Videogame patriottici

“Avanti Savoia” è la missione del videogioco Battlefield 1 sulla Prima guerra mondiale uscita il 21 ottobre, che per la prima volta ha come protagonista un soldato italiano.  Luca Vincenzo Cocchiola si chiama l’anziano che racconta alla nipotina di quando sul Grappa per salvare il fratello Matteo caricò una postazione di artiglieria austriaca da solo. Governatore Zaia e Associazione Nazionale Alpini hanno definito il tutto “irrispettoso”, ed è vero che l’Ardito Cocchiola in corazza e mitragliatrice assomiglia più a un misto tra Terminator, Robocop e Rambo che non all’Ardito dei Bersaglieri Sigismondo Frasca: nonno dello scrivente, e combattente sul Grappa nella realtà. Ma nello spirito il videogame è rispettoso del dramma della “Generazione Perduta” del 15-18, in modo anche commovente. Un’esperienza ludica e catartica al tempo stesso, per iniziare con un minimo di carica il 2017 in un momento in cui il nostro morale nazionale è troppo spesso sotto i piedi.

Maurizio Stefanini

 


 
Lavanderia per uomini soli

Uomini, mariti, ex mariti, uomini soli per scelta, uomini soli perché dalla presenza imbarazzante, ascoltate! I vostri destini tristi, dalla quotidianità monotona come un giro-palla della Juve in vantaggio durante una partita casalinga, ora possono cambiare. A cominciare da questo Natale 2016. La solitudine cui siete condannati (è colpa vostra, sì, è inutile che continuiate a chiedervelo) vi permette di farvelo da solo un regalo. Tornate a gioire, sorridete, su. Ecco la soluzione: correte al primo negozio di elettrodomestici e accaparratevi un ottimo Philips GC4527/00 Ferro a Vapore Azur Performer Plus, Tecnologia Auto Steam Control, Colpo Vapore 220 gr, Serbatoio 300 ml., piastra T-Ionic Glide. L’inverno non durerà per sempre, lasciate perdere la storia che il global warming non esiste. Arriverà presto il giorno in cui dovrete togliere il maglione e mostrarla, quella camicia stropicciata peggio di un moccio Vileda e che ora nascondete sotto il maglione con le renne. Questa non è una marchetta: è un inno al riscatto del single dalla camicia spiegazzata!

Luca Gambardella

 


 
’Na tazzulella ’e cafè

E’ ora di dirci le cose come stanno. E agire di conseguenza. Soprattutto a Natale. Per cui si devono prendere decisioni, e metterle in pratica in modo radicale. E’ ora di parlarci chiaramente, cambiare la Costituzione e ammettere che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul caffè”. E il caffè, almeno a casa, è con la moka e la moka è una soltanto: Bialetti. Basta con quelle in alluminio scadente comprate a due soldi. Fate e fatevi un regalo: compratene una seria, perché a Natale si invadono le case di amici e parenti e un caffè lo si offre pure allo zio sfigato. Per cui fateglielo trovare buono.

Giovanni Battistuzzi



Sport per perditempo

Io suggerirei a tutti quelli che passano la vita a dibattere furiosamente sui social, scatenandosi in feroci invettive contro ogni bersaglio possibile, un corso di arti marziali. Si potrebbe regalare loro un abbonamento annuale, su Groupon si trovano molte offerte interessanti. Gli sport da combattimento sono ottimi per sfogare la rabbia, imparare l’autodisciplina e il rispetto per l’avversario. Nelle scuole australiane le arti marziali rientrano persino nel programma educativo dei bambini come equivalente della nostra ora di educazione fisica.

Francesca Parodi



Banalmente Netflix

Tempo di Natale, tempo di regali e di dilemmi. Trovare un regalo che sia gradito può trasformarsi in un’impresa eroica. Trovarne uno che sia gradito e utile diventa un’impresa titanica. Trovare regali graditi e utili per tutta la famiglia potrà non essere impossibile, ma certo richiederà molto tempo e molta organizzazione. Un’alternativa, pratica e piacevole, è fare ricorso alla tecnologia. Senza doversi svenare per regalare l’ultimo gadget della Apple a tutti, si può prendere un bellissimo abbonamento a Netflix. Monotono, poco originale e poco natalizio? Forse. Ma a un prezzo più che abbordabile (11,99 euro al mese, il primo mese è gratis) si ha accesso illimitato a migliaia di serie tv, film e altri prodotti televisivi, in lingua originale, sottotitolati o doppiati. Si possono vedere su tv, su smartphone, su tablet e pc, e fino a quattro dispositivi diversi possono essere usati per vedere quello che si vuole in contemporanea e ovunque si vuole. Una vera e propria manna dal cielo per chi non ne può più di litigare per il controllo del telecomando.

Andrea Bonicatti

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