Patty Pravo durante la seconda serata del 66mo Festival della Canzone Italiana (foto LaPresse)

Diario (musicale) del Festival

Sanremo, nella seconda serata brillano solo Elio e Patty Pravo. Il resto è poca roba

Mario Leone
I “duelli” tra i giovani danno il via alla seconda serata. Poca roba, diciamolo subito. Anche perché Carlo Conti li colloca praticamente sui titoli di coda del tg 1 e lo spot della Suzuki. E’ anche la serata degli altri dieci big. Superlativa Patty, geniali gli Elii.

I “duelli” tra i giovani danno il via alla seconda serata. Poca roba, diciamolo subito. Anche perché Carlo Conti li colloca praticamente sui titoli di coda del tg 1 e lo spot della Suzuki. Chiara Dello Iacovo dalla voce sottile e un po’ stridula si scontra, vincendo, contro il gigante Cecile che canta la dura lotta contro il razzismo. Nella seconda sfida si distingue positivamente Ermal Meta che dimostra la sua lunga esperienza come paroliere. Bel testo, ben costruito sulla sua voce che non brilla per estensione e particolarità timbriche. Funziona, quindi vincerà quasi sicuramente la sezione giovani e tutti a casa.

 

E’ anche la serata degli altri dieci big. Dolcenera, che ha una voce importante, prova a sfondare con il suo lato black. Purtroppo non è Aretha Franklin e si sente. Scorrono via gli altri nomi senza grandi sussulti. Con le denunce di Clementino e la metamorfosi di Scanu di cui si segnala solo la somiglianza a Conchita Wurst. Tutto abbastanza piatto. Sino all’arrivo della divina. Della signora di questo Festival. Dici Patty Pravo e senti quel sax soprano risuonare con in lontananza l’eco di “e dimmi che non vuoi morire”. Barcolla, non stecca solo per miracolo, si mangia le parole. Ma è unica. Canta “Cieli immensi” che ricorda tanto “Pazza idea”. Come tutti i prodotti di qualità non possono essere giudicati ad un solo ascolto. Vogliamo risentirla. Non vediamo l’ora di risentirla. Superlativa.

 

 

Così come non smetteremmo mai di ascoltare Elio e le storie tese che da sempre si cimentano in sperimentazioni. La distruzione della “canzone” è il tentativo di tutta la loro produzione. Con “Vincere l’odio” raggiungono vette parossistiche: la presenza di continui ritornelli che non ritornano mai. “Degli andarelli”, secondo la terminologia degli Elii, sette per la precisione. Con “La Canzone Mononota” presentata al Festival del 2013 il gruppo ha dimostrato che si può fare a meno del “tema melodico sanremese”, quello orecchiabile che prende il pubblico, a favore dell’arrangiamento e di un testo costruito ad hoc. “Vincere l’odio”, una “non-canzone”, un prodotto musicale eccellente, può sbancare (speriamo) l’Ariston.

 

 

La loro musica è un vortice inarrestabile di citazioni, fusioni di generi lontani. Il testo diviene il luogo per l’accostamento di situazioni, sentimenti, immagini. E’ una grazia la loro presenza a Sanremo: per la nostra musica pop c’è ancora speranza. Chiudono la serata Annalisa e gli Zero Assoluto. La prima ci sembra avere la canzone più centrata e “Sanremese” per vincere. I secondi si presentano con una canzone dal sentimentalismo adolescenziale e il verso d’apertura (Parlami di te e dei tuoi silenzi) preso in prestito da Bella signora di Gianni Morandi. Zero assoluto anche nel voto.

 

P.s. Con Patty Pravo ed Elio e le storie tese (guarda caso) è finalmente riapparso il direttore Beppe Vessicchio (che dirigerà anche in seguito) cercato in rete con l’hashtag #uscitevessicchio. E mi ritorna imperante la domanda: a cosa servirà mai il direttore d’orchestra al Festival di Sanremo?

 

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