Uno scorcio di Panama city

Se l'economia di Panama cresce, il merito è degli americani

Maurizio Stefanini

Dal 1989 il paese latinoamericano è cresciuto a un ritmo annuo medio del 4-5 per cento, salvo qualche piccola parentesi, ma con punte fino all’8,5. Parla l’ambasciatore di Panama in Italia Fernando Berguido.

“È stato grazie all’intervento americano del 1989 se Panama è oggi il paese che cresce più in America Latina”, dice l’ambasciatore di Panama in Italia Fernando Berguido. Quello americano “è stato un intervento cruento, ma ha permesso di porre fine a vent’anni di dittatura militare”. Anzi, ne ha impedito ogni possibile ritorno, visto che la nuova Costituzione l’esercito lo ha addirittura abolito. E da allora Panama è cresciuta a un ritmo annuo medio del 4-5 per cento, salvo qualche piccola parentesi, ma con punte fino all’8,5. L’anno scorso è cresciuta al 6 per cento, dato che rappresenta la crescita più elevata di tutto il continente latinoamericano. Anche la povertà è diminuita: dal 42 al 34 per cento.

 

L’ambasciatore, che di formazione è un noto giornalista, ha parlato la settimana scorsa in occasione di un incontro organizzato a Mediatrends, che aveva l’obiettivo di illustrare i lavori di ampliamento del Canale di Panama. “Sarà inaugurato tra un anno circa”, ha spiegato. Il Canale è una chiave della prosperità di Panama. Lasciato dall’America alla piena sovranità di Panama dal 2000, grazie ad esso l’economia del paese centroamericano è decollata. Quando il canale lo gestivano gli americani ai panamensi lasciavano le briciole: attualmente Panama ricava ogni anno dai pedaggi 1,2-1,4 miliardi di dollari, equivalenti a più di quanto Washington ha lasciato in royalties in 93 anni di gestione. D’altra parte, come pure ha spiegato Berguido Guizado, gli americani gestivano l’arteria con una logica soprattutto strategico-militare, mentre adesso i panamensi seguono criteri di efficienza economica. Di qui la scelta di ampliare il canale, che prevede soluzioni tecnologiche estremamente innovative e in parte italiane. Approvato nel 2006 da un referendum, il progetto ha iniziato a essere realizzato nel 2007, con l’investimento di 5 miliardi di dollari e l’impiego di 36.000 lavoratori. Al nuovo canale, che dovrebbe consentire entro il 2025 il raddoppio della capacità di navigazione, sta lavorando un consorzio  formato dalla compagnia belga Jean De Nul, dalla spagnola Sacyr Vallehermoso, dall’italiana Salini Impregilo e dalla panamense Grupo Cusa. In Italia sono state realizzate anche le 16 nuove paratie dalla friulana Cimolai.

 



 

L’Italia sarà dunque ospite d’onore al momento dell’inaugurazione. Ma ci sono stati anche alcuni problemi: da uno scandalo su commesse per la costruzione di carceri a una fornitura di vedette anti-narcos da parte di Finmeccanica che a Panama sono state dichiarate inadeguate, fino a un contenzioso che a contrapposto il consorzio e il governo di Panama per il lievitare dei costi. Mandato dal nuovo presidente Juan Carlos Varela per riaggiustare i rapporti, Berguido Guizado ha curato la recente visita dello stesso Varela in Italia. L’ambasciatore ha spiegato che il tema della corruzione è stato importante anche nella nuova gestione del Canale. Tra Renzi e Varela, ha dichiarato l’Ambasciatore Berguido, “si è convenuto di lasciare che la giustizia faccia il suo corso ma allo stesso tempo che i due paesi riprendano al più presto le normali relazioni economiche e politiche come, del resto, è normale e giusto che sia”.

 

Nel contempo, però, il Nicaragua ha iniziato un progetto per un canale alternativo, con capitali cinesi e possibili interessamenti di altri paesi di cui l’America non vede proprio di buon occhio una presenza nell’area: dalla Russia all’Iran al Venezuela chavista. Senza entrare nel merito della sfida geopolitica a Washington, l’ambasciatore a una domanda del Foglio ha risposto manifestando il suo scetticismo per la sostenibilità economica dell’opera. “È poco probabile che il progetto possa essere realizzato. Innanzitutto perché non ha alcun senso aprire un nuovo canale a poca distanza dall’altro. Inoltre, sarebbe molto più lungo di quello del Panama, e quindi più costoso e richiederebbe tempi molto lunghi di costruzione”. Si parla infatti di 278 km contro gli 80 di Panama, anche se ci sono di mezzo dei laghi ad accorciare un po’ lo scavo. La società cinese incaricata dei lavori, che forse è legata all’Esercito Popolare di Liberazione, ha promesso di terminare per il 2019, con una spesa di 50 miliardi di dollari. Malgrado l’inaugurazione ufficiale, avverte Berguido Guizado, “in realtà non hanno neanche iniziato, hanno solo inaugurato una strada che servirà per aiutare nei lavori”. Dunque? “Vediamo dove riusciranno ad arrivare”.

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