La pratica del waterboarding

Parla Yoo, “prof. tortura”

“Sono fiero di aver dato il via libera al waterboarding”

Giulio Meotti

Scrisse i memo della Cia sotto accusa: “Fu il nemico a imporci quelle scelte”. “War criminal”, criminale di guerra, gli gridano picchetti di studenti e cittadini al suo ingresso nell’aula Boalt Hall della facoltà di Giurisprudenza del campus. Lui risponde:“La maggior parte delle nostre informazioni dopo l’11 settembre è arrivata dagli interrogatori”.

Roma. Sono giorni difficili per il giurista John Yoo dopo la pubblicazione del rapporto Feinstein sulla tortura. Fu lui a scrivere il famoso memorandum del 2003 che autorizzava le tecniche di interrogatorio della Cia. E’ nato pure un sito (firejohnyoo.net), in cui si raccolgono le firme per cacciarlo dalla facoltà di Legge di Berkeley, l’ateneo più liberal d’America, dove Yoo è stato appena nominato faculty chair. Amnesty ha chiesto di bandirlo dall’albo degli avvocati. “War criminal”, criminale di guerra, gli gridano picchetti di studenti e cittadini al suo ingresso nell’aula Boalt Hall della facoltà di Giurisprudenza del campus. Ad attenderlo ci sono studenti muniti della tuta arancione di Guantanamo e della foto di Yoo. Dan Siegel, legale delle associazioni per i diritti civili, ha detto che “a Washington Yoo si è macchiato di reati gravi, ha creato le basi ideologiche, politiche e legali per l’uso sistematico della tortura”. I giornalisti liberal sono scatenati contro di lui. E se Glenn Greenwald ieri ha scritto che “John Yoo dovrebbe essere in una prigione americana o al tribunale dell’Aja”, Jeffrey Tobin della Cnn ha detto che “se guardi ai delinquenti coinvolti in questo triste capitolo della storia americana, John Yoo è in cima alla lista”.

 

Yoo, che ha appena pubblicato il libro “Point of attack”, dove rielabora quel “diritto di emergenza” decisivo dopo l’11 settembre, si considera invece uno di quei “patrioti” difesi due giorni fa dall’ex presidente George W. Bush a commento del rapporto sulla Cia. In un ritratto del New York Times, Yoo è definito “a genial, soft-spoken man”. Ha credenziali impressionanti: le due lauree più prestigiose in Diritto, Yale e Harvard, una cattedra a Berkeley, libri sulla Costituzione, su Lincoln, sulla globalizzazione e sui trattati internazionali.

 

Legato a David Addington, chief of staff del vicepresidente Dick Cheney, dal 2001 al 2003 il professor Yoo ha scritto i famosi memorandum che hanno dato via libera all’uso di “interrogatori duri”, tortura secondo il rapporto Feinstein. In particolare, Yoo ha scritto il memo “Standards of Conduct for Interrogation under 18 U.S.C. §§ 2340-2340A”. Dopo la sua stesura, il memo passò dalla scrivania del suo capo, Jay Bybee (oggi giudice nel Nevada), del Attorney General, John Ashcroft, fino alla Casa Bianca, dove George W. Bush firmò l’ordine esecutivo secondo cui la convenzione di Ginevra non si applicava ai terroristi e ai talebani. Sono quelle ottantuno pagine di Yoo che avrebbero, fra le altre cose, giustificato l’uso del waterboarding. Guardandosi indietro, questo insigne giurista non si pente affatto: “Io sono fiero del lavoro che ho fatto al dipartimento di Giustizia dopo gli attentati dell’11 settembre”, dice John Yoo al Foglio. “Avrei voluto anche io che gli Stati Uniti non avessero dovuto compiere queste scelte difficili, ma ci sono state imposte dagli attacchi terroristici. L’America ha la responsabilità di proteggere i propri cittadini, la patria e i suoi alleati”.

 

“Non avevamo informazioni”

 

Yoo critica duramente il rapporto Feinstein: “Immagina di essere un presidente che ha appena assistito alla morte di tremila americani in un attacco terroristico da parte di un nemico oscuro. L’intelligence dice che ci saranno altri attacchi. Avete poche informazioni, si sa che il nemico impiegherà tattiche non convenzionali che violano le leggi di guerra, che si traveste in abiti borghesi, che attacca i civili e che è disposto a usare tutte le armi, comprese quelle chimiche e biologiche. Poi, pochi mesi dopo gli attacchi, un colpo di fortuna: gli Stati Uniti catturano il primo leader di alto rango del nemico”.

 

Si tratta di Khalid Sheikh Mohammed, la mente delle stragi alle Torri Gemelle. “Cosa fare? Secondo il rapporto Feinstein, si dovrebbero consentire solo metodi di interrogatorio polizieschi che possono richiedere settimane, se non mesi. Se i leader di al Qaida si rifiutano di collaborare, la Cia e l’Fbi dovranno aspettare. Il rapporto Feinstein dice che è necessario concedere loro gli stessi benefici che la Costituzione riserva ai cittadini americani sospettati di crimini domestici. Se ha luogo un altro attacco, forse peggiore del primo, il presidente deve attendere ancora che i leader di al Qaida cooperino volontariamente”.

 

Secondo Yoo, se avesse agito così un presidente americano sarebbe venuto meno ai suoi doveri di proteggere il paese. Per questo il memorandum di Yoo del 2003 giustificò l’utilizzo di schiaffi, spintoni, minacce e privazione del sonno, a patto che non producessero “effetti estremi” sugli interrogati. Fra i mezzi contemplati da Yoo anche il waterboarding, che consiste nell’immobilizzare un individuo e versare acqua sulla sua faccia per simulare l’annegamento, in modo da indurre il riflesso faringeo, facendo credere al soggetto che la morte sia imminente, senza causare danni permanenti.

 

[**Video_box_2**]“Un presidente incaricato di questa responsabilità non può aspettare settimane, mesi; deve dare il via libera a metodi di interrogatorio aggressivi. L’unico modo per fermare questo nemico è quello di ottenere intelligence sui loro piani in tempo per fermarli. Compreso il waterboarding, nel momento dell’emergenza e se limitato a leader nemici che si pensa abbiano informazioni sugli attacchi in corso. Proprio quel waterboarding che il nostro esercito ha usato su migliaia di soldati nell’addestramento, senza danno”. Per Yoo, il fatto che non ci siano stati attentati sul suolo americano dopo l’11 settembre dimostra che le tecniche da lui avallate salvarono il paese. “Per anni, questi interrogatori hanno prodotto la grande maggioranza dei dati di intelligence che gli Stati Uniti possiedono su al Qaida e hanno permesso alla Cia e all’esercito di effettuare operazioni che hanno devastato il gruppo terroristico”. Yoo porta ad esempio un altro rapporto, quello della commissione sull’11 settembre. “La maggior parte delle informazioni importanti su al Qaida viene dagli interrogatori. Il rapporto Feinstein contiene una serie di errori commessi da agenti della Cia, difficoltà di comunicazione tra gli ufficiali e le sedi, e le incomprensioni tra i funzionari della Cia, la Casa Bianca e il dipartimento di Giustizia. Ma non mostra che gli interrogatori sono stati un fallimento”.

 

Su Osama bin Laden, spiega Yoo, il rapporto mente. “Direttori della Cia hanno detto pubblicamente che l’informazione sul corriere, Abu Ahmed al Kuwaiti, ci ha portato al compound di Bin Laden ad Abbottabad, in Pakistan. Il rapporto Feinstein sostiene che il nome del corriere venne da altre fonti indipendenti. Ma questa è una falsa pista. La Cia aveva i nomi di centinaia, se non migliaia, di possibili agenti di al Qaida nelle sue banche dati. Solo l’interrogatorio di Khalid Sheikh Mohammed, il pianificatore degli attacchi, e di altre figure di al Qaida, hanno spiegato cosa significasse al Kuwaiti”.

 

In secondo luogo, il rapporto Feinstein non può spiegare i successi dal 2002 al 2004 nello smantellare quasi tutta la leadership di al Qaida, con la cattura di Abu Zubaida, Ramzi bin al Shibh, un membro della “cellula di Amburgo” di Mohammed Atta, e Abd al Rahim al Nashiri, che aveva guidato l’operazione terroristica contro la Uss Cole nel golfo di Aden. “Il Rapporto Feinstein sostiene che la Cia avrebbe catturato tutti questi operativi in ogni caso. Feinstein non fornisce alcuna ragione per concludere, in maniera contro-fattuale, che gli Stati Uniti avrebbero ucciso o catturato questi leader di al Qaida senza l’alta qualità di intelligence degli interrogatori”.

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.