Beppe Grillo (foto LaPresse)

Chi compra Italia e chi strilla in terrazza che il golpe è in corso

Mario Sechi

Non mettetevi in viaggio, c’è un golpe in corso. E occhio ai colpi di sole.

Non mettetevi in viaggio, c’è un golpe in corso. E occhio ai colpi di sole. Alle 12 e 54 di venerdì 25 luglio Matteo Renzi manda una cartolina a Beppe Grillo. Il comico evoca il “colpo di stato” sulla riforma del Senato, il premier gli consiglia via social di esporsi con prudenza agli ultravioletti: “Riforme: dice Grillo che il nostro è un colpo di stato. Caro Beppe: si dice sole. Il tuo è un colpo di sole!”. La settimana si chiude nel segno del vaffa climatico e delle supercazzole del regolamento parlamentare. Il filibustering di quel che resta di Sinistra e libertà a Palazzo Madama (seimila emendamenti) è il Jolly Roger che segnala il tentativo di piratare la riforma. Giovedì la maggioranza usa la tagliola e contingenta i tempi della discussione. La minoranza va in gita in piazza del Quirinale e organizza un pic-nic sotto casa Napolitano. Il presidente del Senato, Piero Grasso, annuncia il voto segreto. Controgolpe in corso.

 


Lo scenario immaginato da Maria Elena Boschi e impaginato dalla Stampa domenica 20 luglio è destinato all’archiviazione rapida: “Ci sono tecniche procedurali, nelle modalità di voto degli emendamenti, per rendere più rapidi i tempi, anche senza arrivare al contingentamento”. Sogni di gioventù. Renzi per una volta sembra un nixoniano: “L’ostruzionismo è un sasso sui binari del treno Italia”. Binari. Sassi. Deragliamento in vista? No, perché Maria Elena lunedì 21 luglio si riprende dal sogno a occhi aperti e legge il quadro patologico: “Qualcuno parla di svolta autoritaria: questa è un’allucinazione e come tutte le allucinazioni non può essere smentita con la forza della ragione”. Ci vorrebbe la ragione anche per decidere cosa fare di Giancarlo Galan, ma è come levarsi il casco mentre si passeggia sulla luna. Alle 16 e 57 Galan scrive a Laura Boldrini per chiedere di rinviare la decisione sul suo arresto: “Sono ricoverato, vorrei partecipare al dibattito, le chiedo il rinvio del voto in Aula”. Alle 14 e 28 del giorno dopo (martedì 22 luglio) la Camera certifica la sua debolezza culturale e politica: Galan finisce dentro. Carrozzella. Ingessatura. “Sono incazzato!”. Ambulanza. Carcere. Brutto spettacolo.

 

Il golpe è in corso e c’è traffico istituzionale. A mezzogiorno di martedì 22 luglio Giorgio Napolitano fa scattare la sua tagliola: “Decido io quando dimettermi”. Poi lancia un messaggio a quelli del putsch: “Non si agiti lo spettro dell’autoritarismo”. Alle 13 Gigi Zanda decide che è ora di rivelare la sua vocazione da golpista nuragico: “Con questo ritmo le riforme rischiano di non essere approvate nemmeno entro la fine del 2014, nemmeno entro la fine di quest’anno. Così non si può andare avanti”. Traduzione in cossighese: “Adesso gli scherzi sono finiti!” (picconata del 23 marzo 1991, minaccia di scioglimento delle Camere). Giro pagina, nota sul taccuino: Cav. in rotocalco. Eccolo, Silvio Berlusconi, intervistato da Oggi, copertina con al fianco una soave Francesca Pascale che, a scorno degli iettatori del gioco delle coppie, non è per niente fuggita di casa. Battuta del Cav.: “Una volta, scherzando, ho detto a Matteo Renzi che ha commesso un solo errore, quello di non fare politica dentro Forza Italia”. Azzurro ad honorem. E golpe in corso.

 

Siamo in zona ex Casa della libertà, momenti epici. Sul Moleskine s’imprime lo scontro titanico: Alfano vs Toti. Angelino dichiara gonfiando il petto che non incontrerà Berlusconi “se ci vuole ammazzare”. Giovanni risponde con una torta in faccia: “E chi lo aveva invitato?”. Non aggiunge un posto a tavola. Mentre il golpe infuria e nelle strade compaiono i carri armati, mercoledì 23 luglio Renzi entra nella fase motivatore: “Se l’Italia smette di piangersi addosso, può farcela”. Impresa ciclopica, battere i piagnoni. Eppur si muove… qualcosa là fuori accade, c’è un cartello “vendesi” e qualcuno compra e scommette sul paese del golpe in corso. Sul taccuino ci sono tre casi. Giovedì 24 luglio la China investment bank sigla un accordo con la Cassa depositi e prestiti, Pechino punta due miliardi di euro sulla rete energetica italiana. Venerdì 25 luglio Bloomberg rivela che il fondo Blackstone è pronto a versare oltre 200 milioni di euro per acquistare otto immobili messi all’asta dal Fondo immobili pubblici. Una settimana prima (venerdì 11 luglio), Whirlpool aveva perfezionato l’acquisto della Indesit per 758 milioni di euro. E poi? C’è la trattativa Alitalia-Etihad, metafora volante e senza carburante. Allacciate le cinture, mettetevi alla cloche, lasciate a terra i peggioristi. Li riconoscerete subito: sono in terrazza, denunciano il golpe in corso. Millesimato.

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