Jerry Lewis e il film più misterioso della storia del cinema

Mariarosa Mancuso

E’ una pellicola che l'attore ha conservato per anni nella cassaforte di casa, dopo averla girata nel 1972, al culmine di una brillante carriera in coppia con Dean Martin (prima o poi, ogni comico vuole fare il gran salto verso il dramma)

Jerry Lewis è stato una leggenda della comicità statunitense. E' morto il 20 agosto 2017, all'età di 91 anni, nella sua casa di Las Vegas. L'attore di origine ebraica era nato a Newark, nel New Jersey, il 16 marzo del 1926. In coppia con l'attore e cantante Dean Martin ebbe un enorme successo in teatro, al cinema e in televisione. Qualche anno fa Mariarosa Mancuso commentava così "The Day The Clown Cried", un film che Lewis ha diretto nel 1972 e ha conservato nella cassaforte di casa per anni. “E' un film brutto, bruttissimo, imbarazzante, con me vivo non uscirà da casa mia”, diceva il comico. Ecco perché è uno dei film più misteriosi della storia del cinema.


  

Se ne parla a scadenze regolari. L’ultima volta – fuori dalla ristretta cerchia dei cinefili – quando Roberto Benigni girò “La vita è bella”, vincendo un Oscar che ora l’Academy vorrebbe revocare (bastava pensarci prima, non era difficile). E’ il film più misterioso nella storia del cinema. Sappiamo che esiste, sappiamo anche dove si trova, ma quasi nessuno lo ha visto. I pochi eletti non si sono divertiti. Harry Shearer, attore comico e doppiatore di vari personaggi nei “Simpson” (il vicino Ned Flanders, il reverendo Timothy Lovejoy, il dottor Marvin Monroe, il preside Skinner) ne rimase sconvolto. “Totalmente fallito”, disse. Aggiungendo che il pathos e la commedia erano nei posti sbagliati, ma così sbagliati che lo spettatore con tutta la buona volontà non riusciva a metterci del suo per rendere la pellicola accettabile. E’ il film che Jerry Lewis conserva nella cassaforte di casa, dopo averlo diretto nel 1972, al culmine di una brillante carriera in coppia con Dean Martin (prima o poi, ogni comico vuole fare il gran salto verso il dramma, l’attore aveva la pericolosa età di 46 anni). Si intitola “The Day The Clown Cried” (quando il pagliaccio pianse). Racconta la storia del maturo clown Helmut Doork, che sfotte Adolf Hitler e per questo viene rinchiuso in un campo di concentramento. Gli fanno organizzare spettacoli per i bambini avviati alle camere a gas. Sempre rubando le parole a Harry Shearer: “Un disastro al cui confronto ‘La vita è bella’ pare rispettoso verso l’Olocausto quanto ‘Shoah’ di Claude Lanzman”.

  

Qualche giorno fa una mano ignota ha messo su YouTube sette minuti di un vecchio documentario olandese (da vedere, in fondo a questa pagina) che mostra qualche fotogramma del film e un po’ di backstage. Jerry Lewis al trucco, una gag con una candela e una sigaretta da accendere, le facce di Jane Birkin e di Serge Gainsbourg passati sul set chissà per quale motivo. La sceneggiatura era su Internet da tempo, abbastanza per dimenticarsene. Come diceva Ennio Flaiano, non c’è nulla di più inedito della carta stampata (e ora della Rete). Periodicamente si svelano cose già note, si scrivono articoli per segnalare la presunta novità, si aprono dibattiti già archiviati. Vale anche per gli scrittori: non ricordiamo più quante volte, da quando abbiamo l’età per leggere le pagine letterarie, abbiamo visto tornare in auge Silvio D’Arzo o Goliarda Sapienza.

 

Ieri il sito Indiewire aveva come titolo: “Jerry Lewis si dichiara fiero del suo film sull’Olocausto” (giusto in coincidenza con la pubblicazione del filmino e con l’avvio del Telethon, maratona televisiva di beneficenza promossa dell’attore per la ricerca sulla distrofia muscolare). Dopo la pubblicazione del filmino olandese, immagina il lettore fiducioso. Niente affatto, è una dichiarazione rilasciata 4 anni fa a un giornalista di Entertainment Weekly, dieci domande secche e risposte scritte su un foglietto. Anche già ritrattata, l’ultima volta allo scorso Festival di Cannes: “E’ un film brutto, bruttissimo, imbarazzante, con me vivo non uscirà da casa mia”.

  

 

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