Per chi squilla il telefono?

Dopo la moneta, avanza l'idea della “cornetta” unica europea

Redazione

Dopo la moneta, le telecomunicazioni. L’Europa ci crede e spinge sull’acceleratore. Questa potrebbe essere l’ultima estate in cui sentiremo parlare di roaming: dal luglio prossimo non ci dovrebbe essere nessun sovrapprezzo nell’usare il proprio telefonino all’interno dei 27 stati del Vecchio continente. Un mercato unico delle telecomunicazioni, come ad esempio succede negli Stati Uniti, che sorride ai consumatori e meno alle compagnie telefoniche. A volerlo con forza è il commissario alle Telecomunicazioni, Neelie Kroes, una olandese battagliera, protestante, pronta a dare un taglio a rendite di posizione e cartelli economici.

di Giancarlo Salemi

    Dopo la moneta, le telecomunicazioni. L’Europa ci crede e spinge sull’acceleratore. Questa potrebbe essere l’ultima estate in cui sentiremo parlare di roaming: dal luglio prossimo non ci dovrebbe essere nessun sovrapprezzo nell’usare il proprio telefonino all’interno dei 27 stati del Vecchio continente. Un mercato unico delle telecomunicazioni, come ad esempio succede negli Stati Uniti, che sorride ai consumatori e meno alle compagnie telefoniche. A volerlo con forza è il commissario alle Telecomunicazioni, Neelie Kroes, una olandese battagliera, protestante, pronta a dare un taglio a rendite di posizione e cartelli economici che aveva già combattuto nel governo europeo come commissario alla Concorrenza, conquistandosi l’appellativo “Nikel Neelie”. Oggi è a capo dell’Agenda digitale europea e va spedita come un treno. Non sembra sentire ragioni. E le elenca nel suo seguitissimo blog (http://blogs.ec.europa.eu/neelie-kroes). “E’ curioso – scrive – che gli operatori insistano nel difendere il roaming a pagamento, è una parte ridotta dei ricavi, è molto irritante per chi viaggia, e costituisce un significativo ostacolo al mercato unico”.

    Già perché uno studio affidato all’Etno (European telecommunication network operators) che il Foglio ha letto dimostra come una completa deregulation potrebbe generare una crescita economica stimata in 750 miliardi di euro e stimolare investimenti per 155 miliardi l’anno entro il 2020. Al contrario senza riforme l’industria potrebbe perdere ricavi tra i 70 e i 190 miliardi di euro da qui al 2020. Innovare per competere è il succo del discorso. La bozza sulle nuove regole per le telecomunicazioni su cui punta il commissario Kroes è già pronta. Si guarda a quelle che vengono definite “alleanze per il roaming”, cioè accordi tra operatori di telefonia mobile – attualmente in Europa se ne contano circa 220 – che arrivino a coprire almeno 21 paesi Ue e l’85 per cento del territorio comunitario. Obiettivo: realizzare sinergie che consentano di abbattere i costi del servizio. I costi, appunto, dovrebbero arrivare all’opzione zero a partire dal primo luglio 2014 per chi riceve una chiamata quando si trova in un paese europeo diverso da quello in cui ha fatto l’abbonamento al servizio.

    In questa battaglia Nikel Neelie non è sola. Ha con sé l’intero Parlamento europeo che ha approvato all’unanimità una risoluzione bipartisan in vista della plenaria prevista a Bruxelles il 9 settembre. Tutto facile, quindi? No, per nulla. Le compagnie telefoniche non ci stanno. Hanno trovato anche giornali tradizionalmente liberalisti e attenti al mercato, come il Financial Times, pronti a sostenere il loro punto di vista. Che è semplice: se vi è un settore in crisi, è quello delle telecomunicazioni. Così ecco il giornale della City dare spazio il 24 giugno a una lettera ai capi azienda di Telecom Italia, Deutsche Telekom, France Telecom e Telefonica e poi l’11 luglio rilanciare il grido d’allarme sulla fine del roaming nell’Ue: “Potrebbe costare 7 miliardi a questa industria”. Che poi pagherebbero anche i consumatori – si lascia intendere – con il blocco o il rinvio degli investimenti nelle reti di nuova generazione. Una mannaia destinata a colpire anche Telecom. Franco Bernabè nella sua visita a Bruxelles, lunedì scorso, oltre a garantire che andrà avanti con lo scorporo della rete, ha parlato anche di questo con il commissario Kroes, consapevole che per Telecom il roaming internazionale può costare un valore pari a circa 1,5 per cento del fatturato domestico. In linea di principio Bernabè concorda con l’azzeramento delle tariffe roaming ma vede rischi nei “potenziali abusi di operatori non strutturati’’ che possono utilizzare “pacchetti particolarmente a basso costo’’. “Come operatori abbiamo sollevato il problema non tanto di avere stesse tariffe per roaming europeo e mercati domestici, ma quello di potenziali abusi da parte di operatori che non appartengono a un sistema di operatori di tlc e che utilizzando pacchetti particolarmente a basso costo possono fare arbitraggi che determinano abusi’’. Bernabè pensa a Tesco, colosso britannico della distribuzione impegnato nelle telecomunicazioni. Non solo: Bernabè ha aggiunto che dovrà già essere applicato il regolamento “roaming 3” e “non c’è motivo per aggiungerne uno peggiorativo”. E l’Italia come si sta muovendo? Il ritardo è cronico: nel 2006 l’Italia era l’unico paese dell’Ue a far pagare ai consumatori un costoso obolo sulle ricariche dei telefonini, poi abolite dal ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani.

    Antonio Catricalà come presidente dell’Antitrust è stato molto attento a queste tematiche e oggi, come ministro delegato per le telecomunicazioni, spiega al Foglio che la proposta del commissario Kroes non è un libro dei sogni: “E’ una questione di opportunità e necessità, si tratta di arrivarci in modo coerente con altre politiche, in particolare con le politiche di investimento e, quindi, non traumatiche per gli operatori. Il single market – dice – offre grandi opportunità agli operatori per l’unificazione di disciplina tariffaria che ci si attende”. Catricalà ha studiato a fondo il dossier “stiamo lavorando sulla proposta della Commissione anche in questi giorni – dice – Dobbiamo trovare la via giusta per fare in modo che l’abbattimento del costo del roaming internazionale diventi allo stesso tempo uno strumento competitivo per gli operatori e un beneficio reale per i consumatori”. I vantaggi del single market sarebbero enormi per i cittadini europei che potranno comunicare da qualsiasi parte del continente senza il timore di incorrere in sorprese tariffarie. “E’ un fatto importante quasi come lo sono stati Schengen o il programma Erasmus – dice Catricalà – perché si iscrive nell’elenco degli atti più significativi per la costituzione di un’Europa veramente unita”.

    di Giancarlo Salemi