Grillo: "Bersani morto che parla". Bersani: "Venga a dirmelo in Parlamento"

Redazione

A due giorni dalla chiusura delle urne e dopo la conferenza stampa di ieri di Pier Luigi Bersani, torna a parlare Beppe Grillo che dalle pagine del suo blog dà al leader del Pd dello “smacchiatore fallito” ribadendo che non darà al Pd “alcun voto di fiducia”. Vendola rifiuta l'ipotesi di governissimo mentre Berlusconi in serata parla di "proposte e non di alleanze" per garantire la governabilità.

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    A due giorni dalla chiusura delle urne e dopo la conferenza stampa di ieri Pier Luigi Bersani, torna a parlare Beppe Grillo che dalle pagine del suo blog dà a Bersani dello “smacchiatore fallito” ribadendo che non darà al Pd “alcun voto di fiducia”.

    Grillo, dopo aver dato a Bersani del “morto che parla” e dopo aver ricordato i giudizi che il segretario del Pd aveva espresso nei confronti del M5S negli ultimi mesi di campagna elettorale, invita Bersani a “dimettersi, come farebbe chiunque al suo posto” confermando che il M5S voterà in aula “le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle”.

    Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (nè ad altri). Voterà in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle

    — Beppe Grillo (@beppe_grillo) 27 febbraio 2013


    Immediata la replica di Pier Luigi Bersani che dal suo account twitter risponde a Grillo di presentarsi in aula per “sentire quel che ha dirmi, insulti compresi”.

     

    Quel che @beppe_grillo ha da dirmi, insulti compresi, lo voglio sentire in Parlamento. E lì ciascuno si assumerà le proprie responsabilità

    — Pier Luigi Bersani (@pbersani) 27 febbraio 2013


    Dopo un incontro con Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola si augura "che si riuscirà a dare una risposta forte al vento di cambiamento che soffia impetuoso nel Paese. Su questo convincimento – ha aggiunto il leader di Sel – ho registrato una condivisione totale con Bersani".

    Niente governissimo. " Non esistono soluzioni che rimandino al passato più cupo. Niente governissimo, spero che non sia questo l'auspicio di Grillo”. "Ora è il tempo di scrivere sulla agenda di un nuovo governo le parole di quella svolta che può restituire speranza e giustizia all'Italia", ha sottolineato Vendola. L’imperativo, per il leader di Sel è di "dare una scossa elettrica nei primi cento giorni: questo si attende la gente stremata dalla paura della povertà. Provvedimenti di lotta al disagio sociale, legge anticorruzione e anticonflitto di interessi, sostegno alla scuola pubblica e serio ridimensionamento delle spese militari. Cominciamo così - conclude - e diciamo al Paese che cambiare
    si può”.

    In serata è intervenuto anche Silvio Berlusconi che in videomessaggio pubbllicato sulla sua pagina Facebook ha prima ringraziato il suo elettorato dicendosi “commosso” nel “vedere come il suo sentimento per l’Italia sia stato ancora una volta ricambiato”. “Questo consenso – ha concluso il Cav. – merita la mia gratitudine”.

    Governabilità. Poi, riferendosi ai risultati della tornata elettorale, Berlusconi ha detto che “nei prossimi giorni dovremo riflettere sugli scenari politici e sulle proposte per il futuro del Paese: nessuna forza politica responsabile può ignorare il valore della governabilità”.

    #Berlusconi: nessuna forza politica responsabile può ignorare il valore della governabilità on.fb.me/YXRkXn

    — Popolo della Libertà (@ilpdl) 27 febbraio 2013

     

     

    Stabilità. "Solo dopo che dal 15 marzo in poi saranno insediati i gruppi parlamentari e scelti i presidenti delle Camere, il Presidente della Repubblica può avviare le consultazioni per la formazione del nuovo governo – ha aggiunto Berlusconi nel corso del suo intervento videoregistrato - Se un messaggio di stabilità non verrà lanciato prima rischiamo di pagare un prezzo troppo alto".

    Alleanze, non proposte. La via d’uscita da questo stallo, per Silvio Berlusconi, "spetta alle forze politiche”. Sta a loro – ha sottolineato – “nella loro autonomia e responsabilità, il compito di cominciare a dipanare la matassa della legislatura non ancora iniziata”. Per il Cav. “non si deve partire dalle alleanze ma dalle cose: riduzione delle spese, riduzione della pressione fiscale, conti in ordine per restare in Europa a testa alta e riforme istituzionali per rendere l'Italia una democrazia moderna".

    "Io farò di tutto per consentire al paese di cambiare rotta - ha concluso Berlusconi -: occorre lavorare perchè si apra al più presto la fase di un alleggerimento fiscale, unica via per ridare respiro alle famiglie e aumentare i consumi e dare forza alle imprese e aumentare la produzione e i posti di lavoro, per dare vigore all'Italia intera". "Ogni discorso, ogni futuro ragionamento deve partire necessariamente da qui: una svolta nella politica economica per noi e' punto irrinunciabile per il governo del Paese".
     

     

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