Rybolovlev, il russo che ha comprato una squadra di calcio per sfuggire alla ex moglie

Francesco Caremani

Si può comprare una squadra di calcio per non pagare gli alimenti all’ex moglie? Pare di sì. Dmitry Rybolovlev è il nuovo proprietario dell’AS Monaco, squadra dell’omonimo Principato retrocessa in Ligue 2 e oggi penultima, a distanza siderale dalla capolista Reims. Una situazione che non fa onore a Marco Simone, già milanista e grande ex dei biancorossi monegaschi, anche se il suo ingaggio come allenatore (alla sua primissima esperienza) ha fatto storcere il naso alla critica francese.

    Si può comprare una squadra di calcio per non pagare gli alimenti all’ex moglie? Pare di sì. Dmitry Rybolovlev è il nuovo proprietario dell’AS Monaco, squadra dell’omonimo Principato retrocessa in Ligue 2 e oggi penultima, a distanza siderale dalla capolista Reims. Una situazione che non fa onore a Marco Simone, già milanista e grande ex dei biancorossi monegaschi, anche se il suo ingaggio come allenatore (alla sua primissima esperienza) ha fatto storcere il naso alla critica francese. I risultati, purtroppo, le danno ragione. Rybolovlev ha comprato i due terzi del club, diventandone presidente, mentre Evgeny Smolentsev, ex Direttore sportivo dello Spartak Mosca, è Direttore esecutivo, il braccio operativo di Dmitry che ha subito confermato Simone.

    In Francia sono in molti a chiedersi cosa ci fa un miliardario russo con una squadra che rischia di retrocedere nel National, soprattutto confrontandolo con quello che gli emiri del Qatar stanno facendo col PSG, altra storia, altro seguito, altro mercato, soprattutto in chiave merchandising. Sono molto lontani gli anni Settanta, quando il Monaco retrocesse, riconquistò subito la Ligue 1 e poi vinse il titolo. Rybolovlev ha promesso che metterà nelle casse della società 100 milioni di euro in 4 anni, davvero una bella cifra, soprattutto se confrontata con quanto il Monaco ha speso nelle campagne acquisti degli ultimi 6 anni: 87.850.000, con un saldo attivo di 21.225.000 euro.

    La moglie l’ha accusato d’infedeltà per delle orge che Dmitry avrebbe fatto nel suo yacht con delle modelle, chiedendo 6 miliardi di dollari per danni e interessi. Rybolovlev ha disseminato la sua fortuna tra Cipro, Svizzera, Isole Vergini e Singapore, i suoi conti bancari sono blindati, non sarà facile risalire al totale e quantificare gli alimenti, anche perché non esiste un contratto prematrimoniale. Tristezze che, però, secondo France Football avrebbero indotto il magnate russo a investire nel Monaco, anche se a parte le cifre già citate non c’è ancora un programma societario e sportivo.

    Studente di medicina, lavora per suo padre prima d’investire in Borsa, fondare una compagnia d’investimenti, poi una banca, Credit FD, facendo infine fortuna (quella vera) con la caduta del regime comunista, quando acquista a un prezzo stracciato una società che produce fertilizzanti a base di potassio, estratto dalle miniere degli Urali. Quasi contestualmente viene accusato di essere il mandante dell’omicidio del proprietario di un’azienda chimica della zona e finisce in carcere per dieci mesi, uscendone solo perché un testimone chiave si ritira. Decide così di lasciare la Russia, terra difficile per i nuovi ricchi, stabilendo la sua residenza tra Stati Uniti, Principato di Monaco e Svizzera, guarda caso. Nel 2004 apre a Ginevra una società di trading che fa il botto al London Stock Exchange; Forbes calcola la sua ricchezza in 9,5 miliardi di dollari. E' a questo punto che Dmitry inizia a finanziare la Fondazione (controllata direttamente dal presidente Medvedev) che sostiene gli sport olimpici russi, insieme con Abramovich, Bogdanov e Potanine. Mentre Putin vuole riprendere il controllo totale di tutte le materie prime della Russia. Rybolovlev capisce che non può opporsi al potere politico (a rischio della vita), così decide di vendere le azioni del gruppo Uralkali a Suleiman Kerimov, patron dell’Anzhi FC, e ad altri due uomini d’affari legati al Cremlino per 5,3 miliardi di dollari.

    Il Monaco vanta 7 campionati, 5 coppe di Francia, una di Lega e 4 supercoppe. Fucina di talenti come Henry e Trezeguet, oggi si deve accontentare di Ludovic Giuly, ex Lione e Barcellona. Frédéric Bolotny, esperto di economia sportiva, dubita delle buone intenzioni del magnate russo, anche se realisticamente afferma: "Il Monaco non ha altra scelta se vuole tornare un club di primo piano". L’attuale valore di mercato della rosa monegasca è poco superiore a 35 milioni di euro e se si salverà dall’incubo National potrà programmare un ritorno in grande stile in Ligue 1. Ex moglie permettendo.