Così l'America dell'eugenetica sterilizzava per il bene sociale

Redazione

Dopo quasi un secolo, si è aperto il dibattito su uno dei capitoli più bui e nascosti della democrazia americana: il programma “eugenetico” di sterilizzazione applicato negli Stati Uniti a 60 mila persone. Il North Carolina continuò fino agli anni Settanta a praticare le sterilizzazioni forzate su almeno 7.600 uomini e donne giudicati “intellettualmente o socialmente inadatti”.

    Dopo quasi un secolo, si è aperto il dibattito su uno dei capitoli più bui e nascosti della democrazia americana: il programma “eugenetico” di sterilizzazione applicato negli Stati Uniti a 60 mila persone. Il North Carolina continuò fino agli anni Settanta a praticare le sterilizzazioni forzate su almeno 7.600 uomini e donne giudicati “intellettualmente o socialmente inadatti”. Il disegno eugenetico ebbe forza negli Stati Uniti per gran parte del XX secolo.

    La prima legge sulla sterilizzazione forzata entrò in vigore nel 1907 nell'Indiana. Successivamente, questa prassi fu adottata da altri ventinove stati, tra cui la Virginia nel 1924, e continuò fino al 1979. Le leggi imponevano la sterilizzazione alle persone “socialmente inadeguate”: malati di mente, “promiscui”, albini, alcolizzati, talassemici, epilettici, immigrati come irlandesi e italiani, afroamericani e messicani. A tale scopo inventarono persino l'Iq, l'esame del quoziente di intelligenza. La sola California sterilizzò oltre 20 mila persone, un vero record. Il settanta per cento delle operazioni è avvenuto dopo il 1945.

    Come ha spiegato sabato il New York Times, il North Carolina aveva dato agli assistenti sociali persino il potere assoluto di scegliere i soggetti a cui togliere la fertilità. Soltanto adesso si discute di un risarcimento, visto che tremila vittime sono ancora vive. Il governatore della Carolina, Bev Perdue, ha promesso di inserire i risarcimenti nel bilancio del 2012. Al disvelamento della verità sull'eugenetica statunitense ha contribuito non poco Sergeant Shriver, l'ultimo dei Kennedy da poco scomparso e che aveva vissuto in famiglia il dramma della lobotomia cui era stata sottoposta la cognata Rosemary.

    Il motto dell'Eugenics American Society recitava: “Alcune persone sono nate per essere un peso per altri”. L'eugenetica in America fu approvata ai più alti livelli. Il ventiseiesimo presidente, Theodor Roosevelt, diceva di sperare “ardentemente che agli uomini disonesti venga impedito del tutto di procreare. E' importante che solo la brava gente si perpetui”. Altri quattro presidenti americani, William Taft, Woodrow Wilson, Calvin Coolidge e Herbert Hoover, sposarono l'eugenetica. E non c'erano solo il New York Times e il presidente di Harvard, David Starr Jordan, a divulgarne con solerzia successi e speranze. A partire dal 1928, l'eugenetica divenne un corso universitario anche a Yale, Stanford e Harvard.

    Nel 1921, assai prima che Adolf Hitler salisse al potere, la Società americana d'eugenetica propose addirittura la sterilizzazione selettiva del dieci per cento della popolazione. Tutto il gotha del capitalismo statunitense ha partecipato al finanziamento di questo peccato originale americano: Andrew Carnegie, che ha fatto una fortuna nelle ferrovie; il mago del mercato azionario, Edward Harriman, che donò mezzo miliardo di dollari all'Eugenics Record Office e che fu coinvolto in tutte le campagne di sterilizzazione; il petroliere della Standard Oil, John Rockfeller, che finanziò il Kaiser Wilhelm Institute in Germania, epicentro dell'eugenetica nazista; il re delle auto, Henry Ford, coinvolto nelle campagne per il controllo demografico; il monopolista dei cereali, John Kellogg, patron della Race Betterment Foundation; e per finire Clarence Gamble, della famosa Procter&Gamble, che si spese per il controllo demografico eugenetico.

    “The war against weak”, il libro di Edwin Black, ha dimostrato che l'eugenetica si era insinuata nella maggior parte delle istituzioni americane, dalla Sanità al Welfare, e che aveva contagiato anche filantropia e volontariato protestante. Questa ideologica si nutriva del mito della salubrità e di ingegneria sociale, di profilassi sessuale tecnocratica e di darwinismo sociale. Era l'epoca delle cosiddette “cliniche viaggianti”, che sostavano davanti alle scuole americani per sottoporre i bambini ai test per misurare il Quoziente intellettivo e scegliere coloro che non erano “degni di riprodursi”. Così migliaia di americani che risultavano “deficienti di alto grado” diventarono soggetti di esperimenti di varia natura, come la dieta di fiocchi di avena allo scopo di testarne la portata nutritiva, la lobotomia o l'elettroshock.

    Nel 1935 il Los Angeles Time giunse perfino a pubblicare un elogio delle sterilizzazioni naziste degli handicappati. Gli scienziati tedeschi negli anni Venti e soprattutto nei Trenta avevano dichiarato apertamente il loro debito verso il movimento scientifico sviluppatosi negli Stati Uniti e che aveva dato frutti quali la legge per la sterilizzazione. Nel 1927 il giudice della Corte suprema Oliver Wendell Holmes, introducendo l'eugenetica nella legislazione americana, disse che “tre generazioni di imbecilli sono abbastanza”. Al processo di Norimberga alcuni gerarchi nazisti citarono a propria difesa questa sentenza.