Le femministe che spaventavano la Spagna carlista

Giuseppe Pennisi

Nell'ambito del Festival di Pentecoste a Salisburgo e della XXII edizione del Ravenna Festival, è stata presentata un'opera di Saverio Mercadante (Altamura 1795- Napoli 1870) che si riteneva perduta e che è stata ritrovata quasi per caso un paio di anni fa da un giovane ricercatore negli archivi del Teatro Real di Madrid: “I due Figaro”. E' il seguito delle “Nozze di Figaro”, basata su una commedia del 1791 scritta  da Honoré-Antoine Richaud Martelly.

    Nell'ambito del Festival di Pentecoste a Salisburgo e della XXII edizione del Ravenna Festival, è stata presentata un'opera di Saverio Mercadante (Altamura 1795- Napoli 1870) che si riteneva perduta e che è stata ritrovata quasi per caso un paio di anni fa da un giovane ricercatore negli archivi del Teatro Real di Madrid: “I due Figaro”. E' il seguito delle “Nozze di Figaro”, basata su una commedia del 1791 scritta da Honoré-Antoine Richaud Martelly. L'allestimento chiude un ciclo quinquennale dedicato da Salisburgo e Ravenna (sotto la guida di Riccardo Muti) alla riscoperta della “Scuola Napoletana” di opera lirica. Verrà presentata al Teatro Real a Madrid la prossima stagione e dato il successo non si esclude che venga riproposto in una tournée in teatri “di tradizione” italiani (come già avvenuto, per esempio, per altre opere del ciclo).

    Mercadante fu autore prolifico di opere (specialmente di argomento drammatico) e di musica sacra. Le sue partiture sono caratterizzate da un'elaborazione armonica sottile e ricercata, da una veste orchestrale raffinata e ricca di spunti, da una vocalità densa di tenuta inventiva. In breve, nell'ascoltare i suoi lavori si avverte il compiacimento per la bella pagina e per la cultura accademica. Era soprattutto timorato di Dio e gentile.
    In altra sede sono stati trattati gli aspetti artistici della riscoperta. Per quale motivo la censura spagnola, pur essendo commissionata dai Palazzi reali, bloccò l'opera dal 1826 (anno del completamento della composizione) al 1835? E' un interrogativo che pone interessanti problemi anche per quanto attiene ai rapporti tra musica e politica oggi.

    In primo luogo il lavoro di Honoré-Antoine Richaud Martelly era noto e veniva rappresentato con frequenza (si ha traccia di repliche in mezza Europa sino al 1830-40): è una commedia degli equivoci su scambi di persona (e di letti), poteva essere letta come un'opera di pura evasione negli Anni del Terrore o anche come un elogio della borghesia in quelli della Restaurazione (dopo il Congresso di Vienna). In secondo luogo, il libretto di Felice Romani (il poeta, per intenderci, favorito da Bellini e Donizetti) era già stato messo in musica nel 1820 da Michele Carafa (rampollo di una ricca famiglia nobiliare napoletana) e veniva rappresentato correntemente all'ombra del Vesuvio nel Regno dei Borboni (non affatto indignati dal lavoro nonostante un paio di battute a doppio senso).

    Cosa c'era nella versione di Saverio Mercadante da inquietare la censura tanto da vietarne la rappresentazione per circa un decennio? La concertazione di Muti, l'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, il Philarmonia Chor Wien e i setti bravi solisti lo mostrano a tutto tondo: la musica rende la pochade davvero rivoluzionaria sotto due aspetti che non avevano concepito né il buon Beaumarchais (nei capitoli precedenti della saga) né il semi-ignoto Richaud Martelly nel scriverne quello che vorrebbe esserne l'epilogo.

    In primo luogo, come si è accennato, il lavoro è anti-Restaurazione in quanto la borghesia arricchita (Figaro innanzitutto) non vuole tornare all'antico. Il personaggio è affidato a un baritono dai toni pugnaci i cui interventi sono accompagnati da tensioni in orchestra. In secondo luogo, ma ancora più importante, la partitura di Mercadante rende il lavoro fortemente femminista (in una Spagna “carlista” in cui le donne erano tenute al “posto loro”, molto più di quanto non avvenisse nel Regno delle Due Sicilie – basta leggere “I Viceré” di Federico De Roberto per capirlo). E' molto più femminista delle “Nozze di Figaro”, dove la Contessa e Susanna si accordano perché la prima finisca sotto le lenzuola del Conte, evitando l'atto alla seconda. In “I due Figaro” la Contessa, sua figlia Inez e l'ex-cameriera Susanna (moglie del factotum imborghesito) mettono in atto un imbroglio (compreso un finto tentativo di seduzione del Conte da parte di Susanna) per fare sì che i due protagonisti maschili vengano scornati, o meglio, sputtanati, di fronte a servi villici e borghesi di tutta Siviglia. Ancora una volta è la musica, i terzetti (o quartetti quando alle tre si aggiunge Cherubino, un contralto di agilità) più del libretto a dare corpo all'astuzia e alla vivacità femminile. Un messaggio da far paura nella Spagna “carlista”.