Demolizione ex caserma Montelungo, Bergamo (foto LaPresse)

Gas alle ruspe

L’abusivismo edilizio di Joe non trova pace. Realizza ecomostri e si aspetta promozioni

Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Lo Stato soccombe a Licata, il comune caccia Angelo Cambiano, il sindaco anti-abusivi, ma anche gli editori delle più autorevoli testate devono capitolare e accettare le superfetazioni insanabili edificate dalle prime firme.

    

Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. E’ così che Urbano Cairo, proprietario del Corriere della Sera – e, ahilui, anche di 7, il settimanale diretto da Servegnini – pur alla guida di una rombante ruspa, si vede costretto a far buon viso alla veranda abusiva che Joe, si piazza sulla frezza bianca e la frangetta bianca da suora laica.

  

Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Joe, si sa, è di sfrenata fantasia e si dà alla muratoria. Una ne fa, cento ne pensa. Costringe Antonio D’Orrico – calabrese, e dunque pratico di abusi edilizi – a seguirlo con una betoniera. Realizza eco-mostri e pretende che la pubblicità dei grandi marchi, quella faticosamente raccolta da Cairo, sia esposta sulla sua crinuta balconata dove non solo abusa di cemento armato, ma eccede anche in gel ed extension rischiando un effetto Rod Stewart (vero, Irene?) ma in versione villa Arzilla. Cairo comunque dà gas alla ruspa e freme.

  

Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Pur assediato dagli inserzionisti infuriati che non vogliono saperne dello sfondo horror sale e pepe, Servegnini s’impunta per esibire la réclame anche sulle spalline del suo proverbiale impermeabile, come fosse Valentino Rossi sul podio, con la tuta tutta marchiata. E Cairo, schiumando non poco, da gas alla ruspa e freme.

Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Joe si mette il manifesto di Chanel n. 5 sul bavero destro del soprabito, quindi si stampiglia lo slogan di Svelto sul bavero sinistro, mentre sulla cintura – proverbialmente annodata, va da sé, con noncuranza – appende tutte le promozioni di Sky e i cataloghi dei collezionisti di soldatini, e anche quelli dei velieri, e poi ancora quattro o cinque Calippo al sapore di zucchina hawaiana. Cairo, facendo ruggire la ruspa, si commuove pensando a Sandro Mayer.

  

Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Per carità di Patria non si dice cosa va a mettere Joe sulla tavernetta ricavata dal proprio mascellone semovente, con uso di cucina. Gli inserzionisti nel frattempo hanno stracciato tutti i contratti – nessuno può avallare un’illegalità edilizia – ma da provetto uomo-sandwich qual è, Servegnini, va oltre. Cairo, proprio fuori di sé, va a cercarsi una seconda ruspa.

  

Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Joe, indomito, si fa tatuare sul torace – prontamente denudato nell’uno/due coll’impermeabile – il logo di Banca Etruria; sul gluteo destro, le antiche insegne del Palio di Siena, così da far contento il ministro dello Sport Luca Lotti, sul gluteo sinistro, invece, mostra la “Effe” a tutti nota. Più che la ruspa, a questo punto, la glicerina (in supposta).

   

Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. L’abusivismo edilizio di Joe non trova pace. Nottetempo entra nelle stanze della redazione e, con la busta da muratore in testa, trascinando una carriola carica di profilati, impone ai suoi redattori (vero, Irene?) di ristrutturare l’area desk in un open space intervallato da postazioni a forma di “Effe”, ovvero, la sigla editoriale che pubblica il libro di LUI.

  

Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Non pago degli stravolgimenti interni, Joe – manco fosse Il Grande Architetto dell’Universo, mani inguantate e cappuccio nero in testa – sempre nottetempo, si aggira per via Solferino armato di maglio e cazzuola. Cairo, per non sbagliare, da gas alla ruspa e freme.

  

Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Sapiente di squadra e compasso, Joe prende possesso di Largo Treves e lì, Alla Gloria Del Grande Architetto dell’Universo, non senza avere prima scavato le prigioni di abisso al vizio, edifica il monumento alla Virtù e così smentire una volta per tutte Ferruccio de Bortoli e tutti i suoi odori di chissà che. Cairo comunque da gas alla ruspa e freme.

  

Non solo a Licata, abusivismo anche nei giornali. Servegnini si dà alla muratoria, solo che con la luce del giorno il monumento è un altro. Non è l’attesa effigie di Licio Gelli, quella del granito scolpito, bensì Pietro Pacciani. Cairo avanza con la ruspa e De Bortoli, novello Franti, sciagurato qual è, sorride.

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