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Primarie al Corriere

Redazione

Gazebo in Via Solferino. Chi sarà il successore di Fontana? Joe, Massimo o Aldo?

Primarie che passione, un Matteo per Via Solferino. Non solo il Pd, anche il Corriere della Sera si affida ai gazebo. Come Paolo Gentiloni sta per andarsene via per far tornare Renzi, così Lucianino Fontana, in groppa al suo asinello animalista, capisce l’antifona, si prende fieno e cappello e autorizza la gara tra i campioni destinati alla direzione del giornale nella finalmente restaurata èra di Matteo.

 

Primarie che passione. Grandi firme in lizza. Eccoli schierati: Joe Servegnini, bellissimo nel suo fiero impermeabile bianco da pioggia nel pineto, è – va da sé – il favorito (sostenuto dai tassisti della tratta Milano-Crema); ma a dargli filo da torcere, nel torneo delle rotative, ci sono altri due possenti cavalieri della tavola di Largo Treves.

 

Primarie che passione. Grandi firme in lizza. Uno è Massimo Gramellini, titolare del caffè di prima pagina, beniamino di tutti i produttori di chicchi e delle torrefazioni di ogni latitudine nel globo. Scrittore assai amato, buongiornista della prima ora, Gramellini vende di gran lunga rispetto a Joe, anzi, lo straccia proprio, tutti vogliono Gramellini ma Servegnini, non senza annodare il suo proverbiale impermeabile, ha una carta nella manica. E sogghigna: “Gramellini, non ti temo”. Quale sarà la carta?

 

Primarie che passione. Grandi firme in lizza. L’altro in gara è Aldo Cazzullo, l’intervistatore massimo sui cui i Lancieri di Montebello – riconoscendone la schietta pasta patriottica – hanno già stretto il patto di guerra: “O Aldo, oppure compriamo Qn (visto che Repubblica precipita nelle vendite)”.

 

Primarie che passione. Grandi firme in lizza. Anche Emmanuel Macron, Melania Trump, Justin Trudeau e Sua Maestà Elisabetta II d’Inghilterra si sono espressi attraverso uno squillante endorsement a favore di Cazzullo, scrittore assai amato, stracciatore di Servegnini manco a dirlo, che però, non senza agitare la più che snodabile mascella-comò, sogghigna non poco all’indirizzo di ogni sfidante. E così anche contro Cazzullo. Sarà la famosa carta nella manica?

 

Primarie che passione. Grandi firme in lizza. Paolo Mieli, da par suo, si offre nel ruolo di garante ma a differenza di Romano Prodi che evita sempre di prendere posizione (salvo un aiutino dell’ultima ora, come al referendum) sempre da par suo, l’ex direttore del Corriere ostenta un sorridente silenzio. E però s’appiccica sulla boccuccia un post-it su cui è tracciato un inequivocabile 7. Ecco, l’inesorabile carta nella manica è un post-it!

 

Primarie che passione, un Matteo per Via Solferino. L’ultima volta, Mieli, l’ha fatto durante una puntata di “Otto e mezzo”, arrivando a convincere perfino Lilli Gruber dell’opportunità di togliere un punto e mezzo al nome della trasmissione: “Sarebbe opportuno farlo, in coerenza con la rete che ci ospita”.

 

Primarie che passione, un Matteo per Via Solferino. Non c’è dibattito in tivù, convegno o occasione pubblica dove Mieli, da par suo, non porti sempre il discorso su Tebe, quindi sulle spose e sui fratelli del musical, poi su quanti sono i peccati, infine i giorni della settimana e – insomma – giusto a insistere, da par suo, su una vera e propria campagna subliminale dedicata alla cifra 7.

 

Primarie che passione, un Matteo per Via Solferino. Non c’è contesto, a maggior ragione di mondanità, dove Mieli non trovi l’occasione di alludere al 7. Una bella signora è accomodata sul divano, con le belle gambe raccolte? Ecco, la saluta e ne ammira la posa in forma di 77: le gambe delle donne, dice, “ci ricordano di segnare sempre il 7”. Un’ossessione questa del 7 che si giustifica con l’urgenza di convincere i giornalisti, gli editorialisti, i lettori e l’intera opinione pubblica a schierarsi senza se e senza ma per Joe.

 

Primarie che passione, un Matteo per Via Solferino. Ecco il segreto pensiero di Mieli: come l’Italia non potrà salvarsi senza Matteo, così il Corriere non avrà scampo, sarà superato da Qn, senza Joe (e ridursi come una Repubblica qualsiasi…). Ecco, dunque, l’Excalibur su cui tanti altri – come Ferruccio de Bortoli, nelle vesti di Merlino – si convincono per accostarsi ai gazebo e votare Joe.

 

Primarie che passione, grandi firme in lizza. Solo Urbano Cairo, l’editore, si tiene lontano dalla gara. In cuor suo, con tutto il rispetto per Gramellini e Cazzullo, Cairo metterebbe ben altro. Non fa che rimpiangere Sandro Mayer ma la campagna di 7 non conosce requie. E’ tutto un 7. Solo Joe, però, non se ne accorge. La grande fatica di Mieli – super partes ma sempre aumma aumma – svanisce nel nulla. Servegnini, infatti, cambia la testata al suo giornale: non più 7, ma IoBeppe. Crolla nei sondaggi ed è così che la gara delle grandi firme continua…

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